E’ fatta. E’ arrivata nella tarda serata di ieri la firma sugli ultimi due passaggi del contratto sulla mobilità: la chiamata diretta e i trasferimenti. Una fumata bianca attesa da migliaia di docenti pronti a rifare le valigie per tentare di avvicinarsi a casa dopo la stagione dell’algoritmo. Dal 13 aprile al 6 maggio gli insegnanti potranno presentare la loro domanda. Tante le novità del patto siglato tra il ministero dell’Istruzione e i sindacati confederali che all’indomani della trattativa brindano all’accordo trovato dopo mesi e mesi di discussione.

Nella pratica il cambiamento più rilevante riguarda il coinvolgimento degli insegnanti nella definizione dei criteri per effettuare la chiamata diretta. Una vittoria di Pirro secondo i più critici perché tutti sanno quanto gli organi collegiali della scuola siano privi di reale potere nei confronti dei presidi che saranno comunque coloro che sottoporranno la proposta al collegio.

In pratica per definire il nuovo organico, determinato dalla chiamata diretta del capo d’istituto, il “parlamentino” dei maestri e dei professori dovrà votare la proposta del dirigente e scegliere sei degli undici requisiti determinati a livello nazionale. “Si affida questa scelta – spiega Maddalena Gissi, segretaria nazionale scuola della Cisl – all’organo collegiale che può recuperare protagonismo. La scelta dei criteri, su proposta del dirigenti, sarà coniugata con le competenze professionali necessarie alla scuola. Ci sarà la possibilità di aprire un dibattito nel collegio docenti”. Guardando alla cronaca del calendario scolastico appena definito l’organico di diritto, il collegio dovrà esprimersi, tra maggio e giugno, in merito a questa partita.

Altra novità di cui si era già parlato riguarda i trasferimenti che non avverranno più su ambiti ma su scuola. I docenti che intendono cambiare sede potranno esercitare il loro diritto optando per cinque scuole. Se non saranno esauditi potranno provare a trovare una cattedra negli ambiti. Una soluzione che secondo il sindacato aiuterà circa cinquantamila docenti che proveranno a tornare a casa. Ma nessuno si illuda di trovare posto dove vuole. E’ la stessa Gissi a chiarirlo: “Non è detto che troveranno la cattedra dove vorranno. Noi gli offriamo l’opportunità nell’ambito delle regole”.

Insomma, addio all’algoritmo, ma le cattedre restano quelle che sono e non si possono inventare. Ciò che è certo è che “in questo modo – spiega Francesco Sinopoli della Flc Cgil – abbiamo introdotto una semplificazione della procedura. Vi sarà un’unica fase, una sola domanda con le preferenze provinciali e interprovinciali; quindici preferenze massime esprimibili con il limite massimo di cinque scuole”.

Critica la posizione della Gilda che non ha firmato l’accordo: “I cosiddetti criteri oggettivi – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – non tengono in alcun conto l’esperienza professionale maturata nella disciplina insegnata, mentre vengono valorizzate competenze di semplice carattere organizzativo. Anche la possibilità di scegliere fino a un massimo di cinque scuole è transitoria, in quanto dal prossimo anno scolastico opererà in pieno la legge che prevede esclusivamente i trasferimenti su ambiti territoriali”.

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