Sono trascorsi sedici anni dalle torture di Bolzaneto contro i manifestanti fermati durante i disordini del G8 svoltosi a Genova dal 19 al 22 luglio 2001, e l’Italia sommessamente riconosce che erano torture. Lo fa davanti alla Corte europea dei diritti umani al fine di evitare la condanna. L’Italia ha proposto a sei ricorrenti torturati a Bolzaneto un patteggiamento. La Corte di Strasburgo questa volta ha accettato il patteggiamento in quanto l’Italia non solo ha monetizzato la propria responsabilità risarcendo con 45mila euro ciascuna delle persone torturate, ma ha anche detto qualcosa, o meglio qualcosina in più. Si è impegnata “ad adottare tutte le misure necessarie a garantire in futuro il rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti umani, compreso l’obbligo di condurre un’indagine efficace e l’esistenza di sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura“.

Bah. “Parole, parole, parole – cantava la grande Mina – Soltanto parole, parole tra noi”.

Parole dette davanti a giudici internazionali, comitati Onu, organismi di tutti i tipi. Eppure la tortura in Italia non è reato. L’Italia ha un impegno in questo senso dal 1989. Condannata in tutte le sedi internazionali per la tortura non punita e per la tortura praticata. È certo importante che il governo ammetta che a Bolzaneto vi sia stata tortura. Ma affinché non siano solo parole adesso ci vogliono fatti, fatti, fatti. In primo luogo una legge che introduca il reato. Una legge che sia coerente con quanto previsto dall’articolo 1 della Convenzione Onu contro la tortura. Non dunque una presa in giro degli organismi internazionali e della società civile italiana. In secondo luogo è importante che vi siano meccanismi investigativi degni di questo nome, dunque sezioni specializzate di polizia giudiziaria presso le procure e infine meccanismi disciplinari che non premino i torturati.

Torniamo a Bolzaneto. Ora vorremmo che il governo riprenda in mano i fatti di Genova, faccia un’inchiesta degna di questo nome e punisca disciplinarmente tutti quei funzionari, poliziotti, medici, infermieri responsabili delle torture. Lo faccia subito, ora che ha ammesso pubblicamente che a Bolzaneto c’è stata tortura. Sarebbe questo un messaggio forte di legalità in un Paese dove siamo abituati a che la violenza istituzionale non abbia responsabili se non in casi rarissimi. La tortura è un crimine contro l’umanità.

Infine: vi sono i responsabili politici del sistema di torture di Bolzaneto. Su questo il parlamento dovrebbe rispolverare la commissione di inchiesta che fu cestinata qualche legislatura fa grazie al connubio dell’Udeur di Mastella e dell’Idv di Di Pietro.

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