La morte indotta del giovane dj Fabo ha colpito tutti. Ancora una volta ha fatto riemergere il problema della mancanza di una legislazione sul fine vita, sempre che il fine vita possa e debba essere regolato da una normativa positiva e non già da altre istanze. Ciò che noto è la consueta litanìa incapace di offrire soluzioni, siano esse a favore o contro l’accompagnamento alla fine.

Vedo stagliarsi all’orizzonte l’immagine dell’hotel Abisso, figura metaforica del filosofo György Lukács. Nell’hotel Abisso ci sono comfort di tutti i generi, feste e ricevimenti; ogni tanto i suoi ospiti amano guardare l’abisso su cui si affaccia l’albergo. Provano emozione, talvolta criticano la vita agiata e beata del loro resort, ma poi tornano nel loro lusso. Così i politici: ostentano emozione per tutti coloro che chiedono di non farcela ma, poco dopo, ritornano nel confort dell’hotel Abisso, il Parlamento della Repubblica. Purtroppo, anche per queste vicende di profondissima coscienza lo fanno mercificando i concetti di vita e di morte, di nichilismo e di sacralità delle essenze prima: l’essere e la fine dell’essere. I politici dell’hotel Abisso riescono a rendere pop, cioè dire prodotto del mercato legislativo, anche temi profondi ed eterni.

Per fortuna esistono ancora anime che sanno ribellarsi al silenzio della ragione legislativa, esprimendo un’irriducibile volontà di restare nonostante tutto oppure una irriducibile volontà di andarsene, nonostante tutto.

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Ciao Fabo

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