4. L’atteggiamento di Michele Emiliano non mi ha stupito, anzi lo avevo previsto una settimana fa. E’ lecito candidarsi contro Renzi nel Pdr (“Partito di Renzi”, cit Bersani-Rossi-Speranza). Sarebbe invece indecente, dopo aver perso, restare dentro il Pd. Tenendo conto che Emiliano perderà e che lui stesso ha più volte detto che in caso di sconfitta (sicura) “sarà fedele”, ne consegue che Emiliano è in rampa di lancio per iscriversi nella lunghissima lista dei “deludenti di sinistra”. Lista, peraltro, che annovera in prima linea un altro pugliese illustre. Vamos.

5. Ieri Civati ha rispolverato un suo post del 2015 in cui, dopo che Bersani aveva baciato le Birkentsock alla Paita per le (trionfali) elezioni in Liguria, aveva risposto alle critiche dello stesso Bersani (“Dove vai?”) con un efficacissimo “Dove sei rimasto?”. Aveva ragione Civati e gliene va dato nuovamente atto.

6. Bersani c’è arrivato con due anni di ritardo, ma c’è arrivato. E’ una persona corretta, che crede nella politica. Lo strappo, per lui, non è stato facile. Merita rispetto. Come lo meritano Rossi, Speranza (tutto questo coraggio da lui non me lo aspettavo), D’Alema e tutti coloro che proveranno a cercare una strada diversa.

7. Il soprastante punto “6” si autodistruggerà se gli scissionisti si uniranno a Pisapia, che – a oggi – non è altro che uno specchietto per le allodole: la stampella di Renzi. Un abbindolatore di delusi, che Pisapia accalappierebbe per poi riportarli dal carnefice: cioè da Renzi.

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La scissioncina Pd, dieci considerazioni

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