“Ci addestriamo per questo, lavoriamo per questo. Per salvare vite. Non posso pensare che siano tutti morti”. Lorenzo Gagliardi, il maresciallo del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza che giovedì notte ha guidato, sci e pelli di foca ai piedi, la prima mini squadra di soccorso per raggiungere l’hotel Rigopiano, spazzato via da una valanga, ci crede. Spera che qualcuno dei 31 adulti, tra ospiti e personale, e 4 bambini che erano lì, possano aver trovato riparo e salvezza sotto “qualche solaio, magari sotto una coperta di neve. Se qualcuno è rimasto sepolto, ma può respirare e ha le braccia libere, può resistere 3-4 giorni”. È già successo e un miracolo potrebbe spezzare questa tenaglia di dolore, paura e gelo che ha stretto in una morsa il Centro Italia.

Ed è per questa speranza “fievole” che il finanziere, 48 anni, da 9 nel soccorso alpino delle Fiamme Gialle, questa mattina alle 7 si è rimesso in marcia per raggiungere l’albergo di Farindola. “Per trovare vivo” almeno qualcuno di chi ieri non ha risposto alla loro chiamata. “Di valanghe ne ho viste anche di peggiori – racconta al fattoquotidiano.it – Ma valanghe con una struttura abitativa coinvolta e con tutte quelle persone no. È qualcosa di inedito”. Raggiungere il resort “è stato difficile, molto difficile. Abbiamo incontrato altre due valanghe, c’era tanta neve da togliere. A sette chilometri abbiamo deciso di andare a piedi. Non potevamo aspettare, c’erano vite dal salvare. L’intervento doveva essere tempestivo“. Quando finalmente sono arrivati lassù, a 1.200 metri, dopo aver affrontato un vento gelido di bufera cercando di evitare le “cornici di ghiaccio” che potevano staccarsi e ucciderli, hanno visto una luce, “c’era un generatore acceso che faceva un rumore incredibile, ho pensato che ci fosse qualcuno”. L’illusione è durata pochissimo. Lì sotto non c’era nessuno. Le uniche due persone trovate salve avevano trovato riparo in un’auto: solo per caso non erano dentro l’albergo “quando la montagna è caduta”. E uno dei due, Fabio Salzetta dipendente del resort, ha dato le prime indicazioni e “ci ha detto che erano tutti lì nella hall e nella sala ricreativa. Noi abbiamo chiamato, chiamato, chiamato. Ovunque siamo riusciti a entrare”. Nessuno ha ancora risposto.

Dopo, quando ormai c’era già luce tra le 11 e le 12, sono arrivati gli altri e di fronte a quella massa informe di neve e detriti, pensando alla fatica per arrivare fin lassù, al gelo a -5° qualcuno ha anche pianto. Vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, uomini del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza, medici, paramedici e volontari della Protezione Civile hanno cominciato a lavorare senza sosta, scavando con pale e mani e due cadaveri sono stati recuperati. Una fatica immane pregando di trovare altri corpi: caldi e con fiato da recuperare.

Ma cosa ha trasformato il Rigopiano in una trappola? “La valanga è dovuta alla scossa, ha spostato la massa nevosa”. Ma tra le ipotesi c’è anche quella di una frana innescata dal terremoto infinito che sta flagellando il Centro Italia. La terra lì, dove l’Appenino si sta allargando, trema ogni quattro minuti dal 24 agosto. Un terremoto che Gagliardi conosce bene: “Sono stato a L’Aquila, ad Amatrice, ad Accumoli, a Norcia. Ad Accumoli sono intervenuto dove c’era quella famiglia, due adulti e due bambini. Purtroppo li abbiamo trovati morti. Sinceramente dispiace, si sta male. Quando vai a scavare trovi i vivi e i morti, ma ci addestrano per trovare le persone in vita”. Anche per questo per Gagliardi “una fievole speranza” c’è di strappare alla morsa di gelo e macerie qualcuno ancora in vita “Oggi saremo di più. Arriveranno altri cani. Riparto alle 7 per essere operativo alle 9. Ci addestrano per questo, per trovarli vivi“.

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