Illuminare l’oscurità – Sono tanti, infatti, gli interrogativi ancora aperti all’indomani della scoperta delle onde gravitazionali, a partire dalla fonte che le ha generate: coppie di buchi neri, la cui danza vorticosa l’uno intorno all’altro li ha portati a fondersi, emettendo una grande quantità di energia sottoforma di onde, che hanno scosso la trama del cosmo. Quanti sono davvero questi mostri cosmici, ad esempio quelli con una massa poche decine di volte superiore a quella del Sole? E quando si sono formati? Una risposta potrebbe arrivare già nel 2017, non solo dalle sensibili antenne capaci di sentire ogni minuscola increspatura dello spazio-tempo. Ma anche da un network globale di radiotelescopi, che potrebbe dare il primo sguardo diretto al buco nero supermassiccio, con massa cioè di circa 4 milioni di volte quella del Sole, ospitato al centro della Via Lattea: Sagittarius A*.

Con l’ingresso del nuovo anno vedrà, infatti, la sua prima luce, nel mese di aprile, l’Event Horizon Telescope, che aiuterà gli scienziati a spiare le colonne d’Ercole dei buchi neri. Ovvero quella soglia invalicabile, il cosiddetto orizzonte degli eventi, al di là della quale la materia come la conosciamo cessa di esistere, ingoiata dall’inesorabile abbraccio gravitazionale di questi mostri cosmici. L’Event Horizon Telescope è, infatti, un progetto che trasformerà la Terra in un mega osservatorio, attraverso un network di nove radiotelescopi sparsi per il globo. L’obiettivo è fotografare i confini del buco nero al centro della nostra galassia, per carpirne finalmente i segreti.

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La conquista cinese della Luna, i cervelli che si parlano, pc quantistici e buchi neri. Le sfide della scienza per il 2017

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