Gli uffici di Amnesty International a Mosca sono stati sigillati la notte scorsa dalle autorità. Questa mattina, i dipendenti di Amnesty hanno trovato serratura e sistema d’allarme disinnescati, l’elettricità tagliata e l’ingresso dell’ufficio sigillato. Motivo? Ufficialmente, per le autorità, la ong non ha pagato l’affitto della sede. Sulla porta è stato apposto un foglio della “Città di Mosca” in cui si comunica che i locali “sono di proprietà di una città della Federazione russa“, intimando il divieto di accesso se non accompagnati da un funzionario del Comune. Gli impiegati hanno chiamato il numero di telefono indicato sul foglio ma senza ricevere risposta.

I locali sono stati concessi in affitto ad Amnesty dal dipartimento delle proprietà pubbliche, ovvero il Comune, con un contratto di 20 anni. Serghiei Nikitin, responsabile del ramo russo dell’associazione per la difesa dei diritti umani, ha fatto sapere che Amnesty International paga regolarmente l’affitto. Aggiungendo inoltre di “non avere idea” del perché la sede sia stata chiusa e augurandosi che quanto avvenuto non sia da ricollegare all’attività dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani.

“Non sappiamo cosa abbia portato le autorità russe a impedire al nostro staff di entrare negli uffici: una brutta sorpresa di cui non avevamo ricevuto alcun avvertimento”, ha commentato in una nota pubblicata sul sito dell’organizzazione John Dalhuisen, direttore di Amnesty per l’Europa e per l’Asia centrale. “Considerato il clima in cui attualmente lavora la società civile in Russia – ha aggiunto Dalhuisen – ci sono diverse spiegazioni plausibili, ma è troppo presto per trarre qualsiasi conclusione. Stiamo cercando di risolvere la situazione il più velocemente possibile”.

Al momento sono 147 le organizzazioni non governative russe considerate come ‘agente straniero’, secondo la legge varata nel 2012. Amnesty è stata una delle prime organizzazioni proposte come “indesiderabili“, in attuazione alla legge contro le strutture accusate di minacciare la “sicurezza dello stato”. Ma, ad oggi, non compare nell’elenco di cui invece fanno parte altre sette organizzazioni.

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