Prima il Referendum costituzionale, poi l’Italicum. Potrebbe slittare a dopo il voto popolare per la riforma della Carta, l’esame della Corte Costituzionale sulla legge elettorale. Un rinvio che – come spiega il quotidiano Il Messaggero – è legato al “possibile ed imminente cambio di contesto” e alla “necessità di esaminare altri ricorsi”. Come dire: una cosa è valutare l’Italicum con la Costituzione ormai modificata dalla riforma Boschi, un’altra è esaminarlo con la riforma della Carta ancora appesa all’esito del referendum. Chiaro infatti che in caso di vittoria del alla consultazione popolare, la valutazione della Consulta non potrà non tenere conto delle modifiche all’assetto costituzionale, mentre in caso contrario sembra quasi scontato che il Parlamento dovrà rifare la legge elettorale visto che Senato continuerebbe a esistere con i poteri attuali.

L’ipotesi rinvio fa gioco alla Consulta anche perché in questo modo potrà aspettare la costituzione delle parti e l’ invio delle memorie legate al ricorso del tribunale di Perugia. Oltre a quelli di Messina e Torino, sarebbero dunque tre gli atti d’impugnazione sul tavolo di Nicolò Zanon, il giudice-relatore che deve istruire la pratica. Un fascicolo, quello sull’Italicum, che può già contare sul parere dell’Avvocatura dello Stato e su quello dei ricorrenti guidati dall’avvocato Felice Besostri. E considerato che – per stessa ammissione del premier Matteo Renzi – il voto sul referendum non arriverà prima dell’ultima settimana di novembre, appare ormai scontato che tra tempi tecnici e costituzione delle parti, la Consulta non riuscirà a fissare la sua decisione prima della fine dell’anno. Un vera fortuna per il governo, dato che un’eventuale pronuncia favorevole della Consulta sulla legge elettorale entro novembre sarebbe un alibi per i nemici dell’Italicum, utile per motivare il No al referendum.

In questo senso si può dire che il rinvio della decisione della Consulta segue i segnali lanciati dal presidente emerito Giorgio Napolitano, che da settimane chiede una modifica dell’Italicum, trovando peraltro la disponibilità teorica di Renzi, che persino nella sua enews di ieri apriva alla trattativa sulla questione.

La minoranza Pd, però, non sembra d’accordo. Ieri sera alla Festa dell’Unità a Roma, Pier Luigi Bersani, ha confermato l’intenzione di votare No al Referendum. “Altro che apertura – ha sostenuto l’ex segretario – non c’ è nessuna apertura sulla legge elettorale”, piuttosto “dicano di aver sbagliato mettendo la fiducia”. In ogni caso Bersani ha chiarito che “comunque sino al referendum c’ è tempo per trattare”. Solo dopo la Consulta potrebbe dire la sua sull’Italicum,

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Referendum costituzionale, e se gli indecisi si astenessero?

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