Provate a immaginare i canali di Venezia attraversati da “barconi lampedusani” estratti dal ‘cimitero’ dei relitti nei pressi di Siracusa; provate a immaginare gite a pagamento organizzate, ufficialmente, per “attirare l’attenzione” sul dramma dei rifugiati. E provate, ancora, a immaginare che si tratti di un’operazione dalla facciata pulita, dove – però – i soli a guadagnare, d’immagine e di tasca, sono i promotori dell’iniziativa. Cosa pensereste? “Bello” oppure “Vergogna”?

In Italia qualcosa del genere sarebbe difficilmente pensabile in Olanda – invece – è accaduto esattamente in questi termini. La storia l’ho raccontata su 31mag.nl, il portale che dirigo nei Paesi Bassi (potete leggerla qui), ed è uno spaccato di malcostume nell’era della comunicazione globale, una storia-manifesto sintomatica dell’era di mess-ificazione (nel senso di confusione) globale.

Protagonista, un 35enne olandese, Teun Castelein, che sembra uscito da un film di Totò: professione “artista-imprenditore” ha nel curriculum l’invenzione del formaggio alla marijuana, il marchio di abbigliamento “allah” e un negozio online che vende ghiaccio (“originale” dicono sul sito) del Polo Nord. Poteva il tema sociale del momento, con tutto il traffico che muove sui social, sfuggire alle sue attenzioni? Come ha raccontato alla stampa olandese, sarebbe rimasto folgorato sulla via di Lampedusa: “Ho visto quei barconi, abbandonati. Drammatica ma anche poetica la loro storia”, ha raccontato ad una radio olandese. Si è quindi attivato, senza perdere tempo: ha prima parlato con Giusi Nicolini – alla quale, dice il sindaco, avrebbe raccontato di un progetto “artistico” – poi ha mandato avanti il Comune di Amsterdam, che alle autorità italiane avrebbe giustificato la richiesta con l’idea di includere i barconi nella manifestazione “Sail” 2015, infine ha fatto arrivare le imbarcazioni in Olanda e dopo qualche mese di silenzio ha messo su la sua “Lampedusa Rederij” (compagnia di navigazione Lampedusa). D’altronde “Lampedusa” è ormai il brand universalmente riconosciuto del “prodotto massificato” rifugiati.

La vicenda della “compagnia di navigazione Lampedusa” è un po’ uno specchio dei giorni d’oggi dove le categorie tradizionali “destra” e “sinistra” hanno probabilmente perso la loro corrispondenza con la realtà ma nuove categorie, che indichino uno steccato o un confine tra concetti diversi, faticano ad emergere. Se vogliamo, destra e sinistra sono franate nello stesso tritacarne e il “blob” che si intravede dalla confezione dove viene impacchettato il macinato concettuale che ne esce è un amalgama informe di entrambe. Esteticamente sembra un’iniziativa dall’alto valore sociale, di fatto è una furba operazione che punta a promuovere il “brand” creato dall’artista-imprenditore; un brand che, cinicamente, sfrutta l’impulso odierno delle società senza classi – soprattutto nordeuropee – di attivismo senza partecipazione. Sostengo la causa dei richiedenti asilo? Basta indossi una “tee”, attacchi una spilletta alla giacca  o carichi un avatar su FB perché si sappia come la penso; anche se lo penso solo in ore serali e nel weekend. “Rederij Lampedusa” può al massimo promuovere lo “slacktivism” ossia quella forma di attivismo senza impegno che ben si sposa con gli alti ritmi di produttività odierna.

E’ un problema per la società questa piccola vicenda di malcostume? No, certamente Teun Castelein e le sue strambe idee non sono il problema. Problema vero è l’emulazione; d’altro canto se non esistono paletti, the only limit is the sky; pensate se alla prossima toccasse ai salvagente. Perché no, in fondo? Buona idea per il prêt-à-porter stagione 2016/17 potrebbe essere proprio un salvagente.

E se nessuna legge può, o deve, disciplinare cosa è giusto e cosa non lo è sul piano etico, altrimenti la democrazia diventa una teocrazia, rimane il fatto che il confine tra un’operazione di pessimo gusto e una che considera le implicazioni morali, esiste ancora. Non basta quindi bene o male purché se ne parli: nella società dell’informazione siamo tutti bombardati quotidianamente da raffiche di messaggi di ogni tipo; quale differenza potrà mai fare per il dramma dei richiedenti asilo un barcone che scorrazza per i canali di Amsterdam con a bordo un pubblico, in prevalenza, bianco e occidentale? Chi segue le vicende dei rifugiati che arrivano in Europa, ha forse bisogno di una passeggiata in barcone per interiorizzarne il dramma? Oppure questa operazione finisce solo per soddisfare un sottile e cinico voyeurismo, molto popolare in nord America, che punta ad inscatolare e vendere “esperienze”? Non vi bastano le immagini in hd sparate sui vostri telefonini, sui tablet oppure on-demand?

Allora si può sempre comprare l’”esperienza”: si può toccare quel legno che ha respirato la morte e l’angoscia, immaginare in appena 12 passeggeri – il numero autorizzato dalle autorità portuali olandesi – cosa vuol dire navigare in 100; e per alcuni giorni di fila. Si può provare ad ogni oscillazione il brivido che hanno provato gli Ahmed, le Fatima, i Khalid nel loro viaggio della speranza verso Lampedusa ma non attraverso immagini digitali, piuttosto vivendo l’”esperienza”, sul percorso ovattato che corre attorno ai ricchissimi canali della capitale della Disneyland del nord Europa. I giri in barca a Pukhet che ormai affollano gli account instagram di tutti, sono out? Beh, ecco una valida alternativa e un’icona pop nuova di zecca, liofilizzata e confezionata per venire incontro al bisogno irrefrenabile di consumi della classe impiegatizia odierna, esigente e facilmente annoiabile.

Il consumismo è infondo come il nulla della storia infinita: svuota un oggetto di significato e lo prepara per la sua nuova vita nel mercato globale. Ne sanno qualcosa Che Guevara, il Papa, i dittatori del ‘900, le icone trash dei B movie anni 70 e 80, i vecchi sali e tabacchi sotto casa, i chioschi per lo “street food” (che un tempo erano “gli zozzoni”), le magliette dei Ramones e persino l’arredamento ammuffito di casa della nonna. Tutti feticci del neo-consumismo perché dotati di storie vere, di passione, di colore, di sangue, di orrore e di amore ciò che manca alla visione programmata, pulita, asettica ed efficientista dei nostri tempi dove nel pantheon delle icone mercificate, mancava solo il barcone lampedusano.

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