La crescita italiana è in fase di rallentamento. E la Brexit non c’entra. L’Istat, nella sua nota mensile, scrive infatti che “in assenza di una quantificazione dei possibili effetti economici dell’esito del referendum del Regno Unito, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha evidenziato un’ulteriore decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da inizio anno“. Nonostante nel primo trimestre 2016 il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici abbia ripreso ad aumentare (+0,8% rispetto al mese precedente), la spesa per consumi finali “è risultata stazionaria dopo tre trimestri consecutivi di aumento”, nota l’istituto.

La propensione al risparmio è, quindi, tornata ad aumentare, portandosi all’8,8% del reddito lordo disponibile e, in presenza di una riduzione del deflatore implicito dei consumi (-0,3%), il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1%. “Le informazioni disponibili per il secondo trimestre – prosegue l’Istat – indicano un proseguimento di queste tendenze: ad aprile le vendite al dettaglio, misurate in volume, hanno registrato una variazione congiunturale nulla mentre il clima di fiducia delle famiglie è peggiorato nel secondo trimestre dell’anno”.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, a giugno le aspettative formulate dagli imprenditori sulle tendenze dell’occupazione per i successivi tre mesi risultano avere andamenti diversi secondo il settore: in peggioramento nei servizi e nelle costruzioni, stabili nella manifattura e in aumento nel commercio.

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