La banca d’affari Morgan Stanley è pronta a trasferire 2mila dipendenti dalla sua sede di Londra in un altro Paese. Questo uno dei primi tangibili effetti della Brexit, secondo quanto riporta la Bbc, che indica l’Irlanda come una delle destinazioni più accreditate. Il portavoce della banca d’affari, riporta l’agenzia Reuters, ha negato che l’azienda “abbia cominciato a trasferire lo staff”, senza aggiungere altro. Ma Morgan Stanley non è l’unica pronta al trasloco: nella lista ci sono anche Jp Morgan, Deutsche Bank, Hbsc, mentre gli altri grandi centri finanziari, Francoforte in testa, aprono le braccia ai banchieri inglesi.

La banca americana Jp Morgan, per la quale lavorano a 16mila persone nel Regno Unito, ha infatti previsto di trasferire dipendenti fuori dalla Gran Bretagna. “Potremmo aver bisogno di cambiamenti alla struttura della nostra entità legale europea e alla localizzazione di alcuni impieghi”, ha riportato la direzione della banda in un memo interno. Prima del voto, l’amministratore delegato Jamie Dimon aveva spiegato che dai 1.000 ai 4.000 impieghi avrebbero potuto essere trasferiti. Deutsche Bank, che dà lavoro a 9mila persone nel Regno Unito, da qualche mese ha creato un gruppo di lavoro per valutare il trasferimento di alcune attività all’interno dell’Eurozona, in particolare in Germania. La banca britannica Hsbc aveva prospettato la possibilità di trasferire circa mille persone a Parigi.

E mentre le banche si preparano ad abbandonare il Regno Unito, ecco che Francoforte si dice pronta ad accogliere le sedi degli istituti inglesi. La Frankfurt Main Finance, associazione di lobbisti della città tedesca, ha indicato in Francoforte un “centro finanziario stabile pronto ad abbracciare chi cerca una nuova sede per le operazioni all’interno dell’Eurozona”. E apre le porte della città tedesca: “In confronto con la duratura instabilità della Gran Bretagna, Francoforte rappresenta apertura, stabilità, infrastrutture efficienti e condizioni favorevoli”. Secondo il Wall Street Journal, la lobby tedesca ha attivato una hotline per attrarre gli investitori che intendono lasciare Londra. Il giornale cita una stima di Martin Hellmich, professore della Frankfurt’s School of Finance and Management: fino a 10mila banchieri di base a Londra potranno trasferirsi in Germania nei prossimi mesi.

E anche Giuseppe Sala, neo sindaco di Milano, propone la sua città come meta dei transfughi da Londra. “I grandi gruppi finanziari e le grandi banche non potranno restare a Londra – ha aggiunto Sala – e Milano può essere una buona meta” per i big della finanza che vorranno traslocare dalle rive del Tamigi. Sala ha assicurato che “si potranno creare condizioni favorevoli” a chi vorrà stabilire la propria sede a Milano, creando “un’occasione di crescita, lavoro e sviluppo” per la città.

Come spiega all’AdnKronos Carlo Altomonte, docente di politica economica europea all’Università Bocconi di Milano, tante società “hanno già fatto piani di rilocazione di parte del loro personale e delle loro attività. E’ ingenuo pensare che adesso resti tutto come prima perché la regolamentazione in qualche modo cambierà e l’assenza di barriere, che oggi diamo per scontata, non ci sarà più”. In particolare, i Paesi dell’Ue dovranno rinegoziare i contratti rispetto al nuovo status giuridico del Regno Unito: ci vorranno un paio d’anni ma “potrebbe anche scattare una voglia di rivalsa da parte dei Paesi dell’Unione e, di conseguenza, ostacoli e barriere al libero scambio”. Tra le opzioni per una nuova base c’è anche Milano, ma il professore si dimostra più cauto del sindaco Sala: “Pur essendo una città interessante e cosmopolita, spaventa per l’incertezza del quadro giuridico e fiscale. Se vado a Parigi so quante tasse dovrò pagare, se vado in Italia no”.

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