Da ottobre la Procura di Brescia sarà quasi dimezzata. Con un vuoto in alcuni casi addirittura totale di sostituti procuratori in settori nevralgici come l’antiterrorismo, i reati economici, i reati contro la pubblica amministrazione e l’ambiente. È un vero e proprio esodo di magistrati quello che si è verificato da gennaio ad oggi nella procura del capoluogo lombardo, retta da Tommaso Buonanno (nella foto): negli ultimi mesi otto pubblici ministeri hanno chiesto e ottenuto il trasferimento ad altre sedi, mentre un altro è andato in pensione. In sostanza quasi la metà dei pm bresciani (nove su 21) hanno lasciato la città, e non verranno sostituiti perché nel frattempo, dalle altre sedi d’Italia, non c’è stato nessun magistrato dell’accusa che abbia chiesto di essere assegnato al pur prestigioso ufficio di Brescia, sede di direzione distrettuale antimafia e della Corte d’Appello della Lombardia orientale. Le motivazioni dei trasferimenti sono tutte legate a questioni di carriera, ma secondo quanto riferiscono fonti giudiziarie a pesare sulla decisione sarebbe stata la difficoltà dei rapporti tra i sostituti e il procuratore capo Buonanno, a Brescia dall’8 ottobre 2013.

Tra i magistrati che hanno lasciato la Procura figurano Leonardo Lesti e Francesco Piantoni, i pm dell’accusa nel processo Shalom sui maltrattamenti nella comunità di recupero per tossicodipendenti di Palazzolo sull’Oglio, procedimento in cui all’inizio era indagato anche lo stesso procuratore capo Buonanno che all’epoca guidava la Procura di Lecco. Un vero e proprio “cortocircuito” giudiziario (il fascicolo di Buonanno è stato archiviato poco prima della sua nomina a capo della Procura di Brescia) esploso lo scorso 5 maggio alla prima udienza del processo, quando gli avvocati degli imputati hanno chiesto che il procuratore, la moglie e uno dei figli si presentassero in aula come testi della difesa in un processo portato avanti dai suoi sostituti. Il pm Lesti ha già preso servizio a Milano mentre Piantoni, magistrato a Brescia da più di trent’anni e titolare di inchieste importanti come quella sulla strage di Piazza della Loggia, a settembre sarà trasferito alla Procura generale di Roma.

Anche la pm Silvia Bonardi, che in questi anni si è occupata delle principali indagini sulla pubblica amministrazione e sull’ambiente (tra cui l’inchiesta Brebemi, che il 30 novembre 2011 ha portato all’arresto dell’allora vicepresidente del consiglio regionale lombardo, Franco Nicoli Cristiani, e del numero due dell’Arpa Giuseppe Rotondaro) ha chiesto il trasferimento a Milano. Insieme alla pm Eliana Dolce e ai colleghi Leonardo Lesti e Valeria Bolici componevano il dipartimento reati contro la pubblica amministrazione, la salute e l’ambiente che resterà così completamente scoperto. All’antiterrorismo rimarrà solo il pm Fabio Salamone mentre resteranno solo due pm su quattro ad occuparsi di reati economico-finanziari, fallimenti societari e usura.

La scopertura di organico degli inquirenti a Brescia arriverà al 42,9 per cento appena tutti i trasferimenti diventeranno esecutivi. Una situazione che preoccupa in primis il procuratore Buonanno, che lo scorso 27 maggio ha scritto una lettera chiedendo al sindaco di Brescia, Emilio Del Bono (Pd), “di volersi attivare presso il Ministero della Giustizia e il Csm affinché siano coperti, con urgenza, i posti vacanti”. A rischio, secondo Buonanno, le indagini sui reati “di criminalità organizzata e terrorismo” nel distretto di Brescia, “che finora sono stati contrastati con grande impegno e sacrificio che – purtroppo – non potranno più essere garantiti nella situazione che si prospetta”. L’esodo dei sostituti procuratori da Brescia, alcuni dei quali hanno chiesto di essere assegnati a procure più piccole, sembra rivelare un disagio che è arrivato a mettere a rischio inchieste e processi nel quarto distretto giudiziario d’Italia.

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