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Roberto Saviano e Capacchione insultati da D’anna: l’ipocrisia stanca dei renziani

Roberto Saviano e Capacchione insultati da D’anna: l’ipocrisia stanca dei renziani
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E’ bravo Vincenzo D’Anna, senatore di Ala che sostiene le riforme del governo Renzi, governo illuminato dalla fulgida luce di Maria Elena Boschi che straparla un giorno sì e l’altro pure di Costituzione e partigiani, straparla in trasmissioni amiche, protetta dalla nutrita scorta o da rettori solerti a interrompere le libere opinioni di studenti non addomesticati. Ora tenere D’Anna in maggioranza è una scelta, ma poi, onesto e franco, il senatore amico di Nicola Cosentino, ha le sue idee, note a tutti, che provocano un’ipocrita e ridicola presa di posizione da parte di quelli del Pd che provano, in malo modo, a salvare la faccia.

Le ultime affermazioni del senatore di Ala, il partitino messo su dal cinque volte sotto processo Denis Verdini, sono di quelle che il vomito è cibo leggero al confronto. A me è capitato di scrivere ed evidenziare, anche, le contraddizioni di Roberto Saviano, provando a mantenere un approccio laico, nel pieno rispetto della storia e del contributo che lo scrittore ha dato nel disvelamento di un fenomeno criminale, prima confinato a livello provinciale anche se scandagliato da altri colleghi negli anni passati. Lo scrivo per dire che è giusto discutere di tutto, confrontarsi e anche criticare, ma sputare e insultare su un percorso di limitazione totale della libertà di un ragazzo, iniziato a 26 anni, è altro, è il segno di uno sbandamento in un terreno di invidia, maldicenza e offesa.

Ma non è solo il passato che provoca fastidio di Roberto Saviano, è ancor di più il suo recente presente fatto di prese di posizione che meritano applausi ed elogi perché schiaffeggiano un governo che viaggia con l’informazione, in buona parte, prona a tesserne le lodi. Saviano non si è tirato indietro e ha evidenziato, dall’alto del suo profilo, le contraddizioni di un esecutivo che ha dimenticato il Sud e che intende governarlo girandosi dall’altra parte rispetto agli accordi con i portatori sani di voti che gonfiano consensi agendo nel campo della complicità e contiguità. Secondo il senatore verdiniano: “Saviano è icona farlocca, si è arricchito con un libro che ha pure copiato per metà. La camorra viene infastidita dalle forze dell’ordine e dai magistrati, non certo da lui”.

Le parole del senatore D’Anna chiamano in causa anche chi da anni sui territori racconta il potere criminale dei clan, la giornalista, oggi senatrice del Pd Rosaria Capacchione. “Capacchione vive di rendita. Entrambi hanno la scorta, anche se processualmente è stato accertato che chi li minacciava Santonastaso, perché tutti i boss che loro millantavano essere i mandanti, sono stati tutti assolti”. Millantare, rendita, arricchirsi. Le parole dello sfregio, lo sputo libero. D’Anna si occupa di fare il lavoro sporco, scarica tutto il fango a disposizione, prepara il terreno della delegittimazione, già ampiamente arato.

Mi ricorda i berlusconiani che ne sparavano di enormi per capire il grado di indignazione raccolto e poi comprendere se si era aperto un solco dove piano piano costruire consenso attorno ad amenità, proposte e frasi indecenti. E allora a che serve la presa di distanza del Pd? La candidata sindaco Valeria Valente, a Napoli, si veste da indignata. Ti sei alleata con Ala, sapendo che otterrai i voti dei cosentiniani e ora ti alteri perché D’Anna esprime il suo pensiero, lo porta a compimento, lo evidenzia con la franchezza di chi non si vergogna? Ecco Valente dovevi pensarci prima quando hai sottoscritto l’accordo e hai detto che la presenza di Verdini non ti imbarazzava così come doveva pensarci prima il renzismo di governo che pur di portare a case le riforme banchetta con Verdini, ora è tardi per abbaiare alla luna.

State insieme e siete responsabili di quelle parole e anche di quelle liste come alle regionali, puzzano di Gomorra disse Saviano, anche alle comunali. Ognuno risponde delle sue scelte e in terra di Sud conta con chi giri, con chi te la fai, dove prendi i voti, non quattro parole in un comunicato per prendere le distanze. Parole che porta via il vento, mentre consensi e patti restano scolpiti e diventano una pietra tombale sul riscatto della mia terra e su un’idea di mezzogiorno libera da vicinanze e da voti che odorano di compromissione. Idea che il Pd sembra abbia completamente cancellato dal suo orizzonte.

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