Ormai è evidente che siamo tutti doppi cittadini. E dobbiamo fare i conti con questa peculiarità magari prendendo esempio dagli italiani all’estero, che doppi cittadini lo sono sempre stati, senza lasciarsi abbattere da alcuna schizofrenia civica. Siamo prima cittadini digitali e poi cittadini in carne ed ossa. Le due cose sono ormai irreparabilmente scontate. Il problema è che, possiamo morire in quanto cittadini digitali, sospendendo per esempio il nostro profilo sui social e restare vivi nella realtà, ma difficilmente, possiamo fare il contrario. La cittadinanza digitale è eterna senza tempo, confini (spazio), multidimensionale, e ci consente di fare cose che mai ci sogneremmo di fare, (vedasi incontro padre figlia in Interstellar). La cittadinanza digitale ci consente anche la latitanza, come neanche i Casalesi erano riusciti a costruire. Possiamo sparire con un profilo e restare liberi cittadini con altro nome e sesso, sempre negli stessi luoghi.

La cittadinanza digitale ha la sua carta d’identità, ma non può non essere singola ed unica e traduce il temine “identità” con l’accezione aggettivale in quanto identico, uguale. Si scriveranno tomi sul rapporto tra cittadino digitale e cittadino classico. Alla fine vi sarà la netta prevalenza di uno sull’altro. Nasceranno scienze apposite che studieranno le interazioni tra cittadini digitali che, vedrete, alla fine otterranno anche il diritto al matrimonio digitale ed all’adozione digitale. L’etica digitale sarà altra cosa rispetto a ciò che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E per andare in ferie ci basterà spegnere il cellulare, senza la necessità di muoverci. Tanto il nostro cittadino fisico sarà in giro per boschi, alla ricerca di sentieri perduti. Volendo possiamo mandare il cittadino digitale da una parte, mentre quello fisico va da un’altra. Lo dice chiaramente anche la pubblicità, nella quale le auto del cittadino digitale hanno già la capacità di muoversi in percorsi senza gravità e le strade di città scorrono sotto tridimensionali.

In politica poi, sarà una goduria per la presenza costituzionale del voto disgiunto: il cittadino digitale vota in un modo e quello in carne ed ossa in un altro modo. Ed anche la paranoia di perdere la chiave sarà binaria: uno perde quella della porta, l’altro la password. E’ la libertà bellezza! Lo aveva fatto capire perfettamente il film di Andò con i due gemelli Servillo. Guai a vedere Le Confessioni senza aver prima visto Viva la Libertà. Andò è sempre due anni avanti. E va goduto come un rosso d’annata. Solo dopo mostra tutti i suoi pregi. Il cittadino digitale mal sopporta le classi sociali in cui viene relegato, ma è quasi sempre destinato ad essere un “seguace”, anche quando crede di essere un “seguito”, perché qualsiasi cittadino digitale dal nick trend, può ridicolizzarlo, ottenendo più seguaci.

I doppi cittadini hanno una marcia in più, sentivo spesso declamare quando vivevo all’estero. E sarà vero, certamente hanno l’opzione del “suicidio digitale” che Baudrillard definirebbe il massimo della libertà, con una un’interessante evoluzione che il filosofo francese non poteva prevedere: “il clochard digitale”. Ma questo è un altro file! Insomma il futuro sarà in mano a chi saprà realizzare un equilibrio tra due cittadinanze attive compresenti in un unico individuo, riuscendo ad evitare che le comunità si ammalino di gravi patologie psicociviche.

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