“Chiederemo che venga riesumato il corpo della piccola Fortuna Loffredo”. Dopo l’incidente probatorio nel corso del quale è stata riascoltata (insieme alle sorelle) l’amica del cuore della bambina uccisa il 24 giugno 2014, nuovi elementi portano l’avvocato del padre e dei nonni di Fortuna, Angelo Pisani ad annunciare questo ulteriore passo per far luce su quanto avvenuto al Parco Verde di Caivano e sulla morte della bambina e del piccolo Antonio Giglio, precipitato dallo stesso stabile il 28 aprile 2013. Una decisione arrivata dopo gli ulteriori elementi scaturiti dagli interrogatori dei giorni scorsi nel Tribunale di Napoli Nord, ad Aversa. Una delle bambine ascoltate dalla psicologa, ripercorrendo gli ultimi momenti dell’amica Fortuna, ha raccontato di averla vista stordita. Poi la piccola sarebbe salita sul terrazzo, all’ottavo piano dello stabile insieme a Raimondo Caputo, in carcere con l’accusa di aver violentato e ucciso la bimba di 6 anni e di aver abusato anche delle tre figlie della compagna, Marianna Fabozzi. L’avvocato Pisani ha anche scritto una lettera a papa Francesco e alle istituzioni, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Matteo Renzi, chiedendo a questi ultimi di intervenire all’incontro pubblico che si terrà il 26 maggio prossimo al Castello medievale di Caivano per avere “un confronto aperto con i cittadini” e per “delineare i reali contorni di un caso umano e giudiziario senza precedenti”.

LA RICHIESTA DI RIESUMAZIONE
“Vogliamo fare luce su questo aspetto – ha detto a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Pisani – e per questo riteniamo opportuno che venga eseguito un nuovo esame tossicologico per capire se sia stato usato un narcotico per stordire la bambina”. Ma quali elementi in più potrebbe fornire l’eventuale riesumazione del corpo? Prima di tutto “cerchiamo tracce di Dna sotto le unghie della bambina – ha detto il legale – che, secondo il racconto dell’amica, avrebbe combattuto fino all’ultimo ribellandosi all’ennesima violenza sessuale”. Qualora l’impianto accusatorio fosse confermato, poi, sul corpo potrebbero esserci anche tracce di liquido biologico. E su indumenti e mutandine quelle di liquido seminale. “Bisogna verificare, poi, quale sia stato l’impatto della caduta dall’ottavo piano sulle ossa, poiché molto possono rivelare questo tipo di analisi sul modo in cui la bambina è precipitata” ha spiegato Pisani.

I TIMORI DEL PRESUNTO PEDOFILO
D’altro canto, come riportato anche nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Raimondo Caputo, l’uomo si è mostrato in più di una occasione preoccupato in merito alla possibilità che gli inquirenti trovassero tracce biologiche che lo collegassero alla morte di Fortuna. In un’intercettazione ambientale del 19 agosto 2014, infatti, Caputo parla con la compagna e sua sorella, Marianna e Filomena Fabozzi. Quest’ultima gli dice: “Titò, non si scherza…se questa non le ha da nessuna parte (le impronte), se non è uscita fuori la porta…non è entrata…è stata qua dentro…”. Lui ribatte preoccupato: “Vuoi vedere che là sopra ….il sudore mio….il sudore mio”. E la compagna: “La creatura aveva la saliva addosso…”. Il 29 agosto, a un’altra conversazione partecipa anche Angela Angelino, la mamma di Marianna Fabozzi. Caputo dice: “Adesso esce anche il mio dna lì dentro”. La donna risponde: “Che c’entra”. E lui spiega: “Perché io per esempio….quando gli diedi il morso sulla gamba”. La compagna lo ferma: “Che vuol dire!”. E lui: “Certo quello esce nel sangue”. A quel punto la signora Angelino dice alla figlia: “Quelli mica devono tirargli il sangue?”. E lui: “Sul dna…allora perché hanno preso….”. E la donna chiude la conversazione: “Devi dire io stavo giocando”.

LA LETTERA AL PAPA E ALLE ISTITUZIONI
Oltre agli accertamenti relativi all’inchiesta, Pisani continua a chiedere attenzione per questo caso, simbolo del degrado di un’Italia dimenticata. L’ultimo appello è stato lanciato con una lettera alle istituzioni e al Papa: “Noi che abbiamo visto con i nostri occhi gli orrori inflitti alle tante creature innocenti di Caivano – scrive Pisani – abusate, massacrate, violentate e poi buttate via come stracci, vi chiediamo di intervenire subito per fermare questo scempio”. Una lettera che fa riferimento anche al muro di omertà eretto da familiari e conoscenti delle vittime. Una ventina quelli che ora rischiano un processo stralcio per aver dichiarato il falso e nascosto la verità.

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