“Repubblica di Panama, ponte del mondo e cuore dell’universo” è lo slogan che campeggia sul sito web del consiglio degli avvocati di Panama. Se si digita su Google “avvocati a Panama” i risultati della ricerca danno studi specializzati principalmente in residenza fiscale a Panama, società anonime offshore, fondazioni di interesse privato, trust, conti correnti, carte di credito, residenza in Belize. Sono gli avvocati il ponte tra il mondo e l’istmo, una sottile striscia di terra che sembra tratteggiata per ospitare i professionisti delle mediazioni finanziarie, delle leggi tributarie e mercantili.

Un esercito di 22.500 avvocati, uno ogni 183 panamensi, la percentuale più alta di tutta l’America latina, per ogni patrimonio straniero c’è la soluzione finanziaria giusta o la società disegnata su misura. Un alto numero di esperti che trova spazio nelle maglie larghe della legislazione tributaria, nei traffici de la zona libre de Colón (la zona franca), nel commercio di metalli preziosi, nei milionari transiti lungo il canale, nelle pratiche per la registrazione di navi mercantili o panfili privati.

Ovviamente non tutta l’avvocatura si occupa di imprese offshore, tuttavia molti offrono servizi finanziari anche oltre il perimetro dell’istmo, operazioni in Belize e nelle isole vergini britanniche dove è possibile allargare l’orizzonte della elusione fiscale e del riciclaggio di proventi illeciti. E in un paese che non conosce la legge sul conflitto di interessi i posti chiave della politica sono spesso stretti nelle mani dei rappresentanti dei principali studi legali.

Nel paese degli avvocati, di fronte allo scandalo planetario sollevato dall’International consortium of investigative journalists, non poteva rimanere silente l’influente consiglio nazionale degli avvocati che in un comunicato (“el mal llamado Panama Papers”, il mal definito Panama Papers) lancia un messaggio urbi et orbi perché nulla cambi.

Trasmissione tv "isola dei famosi"

I quattordici punti della nota ci danno la “fotografia” del sistema panamense, innanzitutto la puntualizzazione sulle due concezioni esistenti in campo societario in ambito internazionale: la prima fondata sul principio della sede reale, con il controllo da parte della autorità dove la società svolge in concreto la sua attività, la seconda – preferita da Panama sin dal 1927 – basata sulla “incorporazione”, sistema che prevede l’applicazione della legge del paese in cui la società è costituita, a prescindere dal luogo effettivo di amministrazione dell’impresa.

Panama inoltre si fonda sul principio della territorialità tributaria, quindi si pagano tributi solo per i redditi prodotti nell’istmo, non quelli generati in altri paesi.

Quindi l’autoassoluzione: gli avvocati – precisa la nota – non hanno alcun obbligo di controllo dell’uso che si fa delle società da loro costituite, la categoria si appella infine al governo di Juan Carlos Varela perché non cambi il sistema fiscale, perché di fatto non ci sia una stretta sulle norme in materia di antiriciclaggio. Non si intacchi il sistema economico e bancario, si tuteli l’immagine di Panama nel mondo, conclude la Giunta direttiva.

Il Presidente Varela ha risposto all’appello, questa settimana incontrerà la direzione dell’associazione bancaria nazionale, la Camera di commercio ed il consiglio degli avvocati, le tre associazioni che sono parte della Commissione di Alto Livello Presidenziale per la Difesa dei servizi finanziari. Ivano Fossati in Panama (1981) cantavasignori ancora del tè, il nostro porto di attracco darà segno di sé”.  

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