“Abbiamo freddo, siamo sfinite ma continueremo a restare sulle impalcature della chiesa di Santa Maria di Loreto fin quando il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia concederà l’incontro richiesto”. Per la seconda notte Jessica, Irene, Mara, Daniela, Marta, Serena, Maria, Miriam, otto maestre precarie dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Roma, non hanno chiuso un occhio, avvolte da teli di plastica, mantelline e sacchi a pelo per ripararsi dal vento. Preferiscono restare sveglie ora piuttosto che non chiudere occhio tra qualche mese quando, scaduta la proroga dei loro contratti siglata l’estate scorsa grazie all’impegno dell’ex assessore Marco Rossi Doria, resteranno senza un lavoro.

Fino alla tarda serata di ieri, quando ormai al ministero si erano spente le luci degli uffici, avevano ottenuto solo l’offerta di un appuntamento per oggi alle 18 con il Capo di Gabinetto. Nulla da fare. Le maestre sanno di essere portavoce di 5mila colleghe, fra educatrici degli asili nido e insegnanti della scuola dell’infanzia, che potrebbero essere licenziate in massa. “La nostra colpa – spiega Irene Gelmini, Rsu dell’Unione sindacale di base, da ieri alle 12 sulle impalcature al sesto piano – è quella di aver superato i trentasei mesi di contratto a tempo determinato. L’amministrazione di Roma ci esclude dal nuovo bando per la copertura dei posti vacanti interpretando in modo illegittimo la norma che prevede un limite temporale al cumulo dei contratti a tempo determinato per impedire abusi”.

Marco Rossi Doria, membro della giunta targata Marino, ci aveva dedicato l’anima. Per settimane aveva seguito la questione notte e giorno. Aveva preparato già la delibera (che si può leggere sul suo blog) ma una volta caduta l’amministrazione si è tutto bloccato. Irene Gelmini prova a spiegare quello che è successo: “Nel nido c’è una fascia che aspetta da più di dieci anni l’assunzione e ci sono le supplenti impiegate giornalmente che non fanno parte di una graduatoria permanente; nella scuola dell’infanzia fanno parte i vincitori idonei di concorso pubblico e la quarta fascia che viene utilizzata per le supplenze giornaliere. Quest’estate – ha aggiunto – è stato emanato un bando cui potevi accedere se non avevi maturato i famosi 36 mesi. Tutta la terza e quarta fascia veniva tagliata fuori – ha detto – e i vincitori di concorso rischiano di avere il contratto non reiterato perché hanno superato i 36 mesi. Grazie alla nostra mobilitazione il bando è stato ritirato; Marco Rossi Doria aveva trovato una soluzione ma la delibera è rimasta bloccata. La circolare Madia ha previsto un anno di proroga ma terminato quest’anno ci ritroveremo nella stessa situazione”.

In queste ore le otto maestre hanno sentito l’affetto delle colleghe, dei romani: “Martedì notte non potevamo nemmeno sederci a causa della pioggia. Eravamo inzuppate d’acqua. Ci hanno portato dei calzini, dei teli. In tanti sono venuti a offrirci delle bevande calde, del cibo. Una di noi si è sentita male e ieri mattina si è dovuta allontanare”, raccontano. A dare loro solidarietà tra l’8 marzo e ieri notte sono arrivati Roberta Lombardi, Massimo Baroni dei 5Stelle e la candidata sindaco del movimento Virginia Raggi. Davanti alla chiesa, presidiata giorno e notte dalle forze dell’ordine, è arrivata anche la consigliere del Partito Democratico Erica Battaglia ma le insegnanti in protesta s’aspettavano un segno da parte del Governo: “Nella giornata dedicata alla donna – denuncia Jessica Amadei, 27 anni – avremmo voluto vedere un segnale dalla Madia. La stessa Boldrini dov’è? Il Governo ci lascia oltre che su un ponteggio senza un lavoro. Qui sono arrivate solo le colleghe e le persone che fino a stamattina alle sei ci hanno portato un caffè. I turisti ci salutano, qualcuno ci fotografa ma chissà se comprendono che accade in Italia”. Oggi una nuova giornata sulle impalcature.

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