Ha dell’incredibile e fa riflettere la storia che rimbalza dalla Francia attraverso un provvedimento adottato nei giorni scorsi dalla Cnil, l’equivalente francese della nostra Autorità garante per la privacy.

Un cittadino francese, infatti, è stato indagato per violazione della legge sul diritto d’autore e per pedopornografia online, non una ma decine di volte, a causa di un errore commesso da Numericable, uno dei maggiori operatori francesi di telecomunicazione operanti sul mercato della banda larga con oltre un milione di abbonati, 1500 dipendenti e un fatturato di quasi un miliardo di euro.

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Nel rispondere alle richieste con le quali l’Hadopi – l’Alta Autorità incaricata della tutela del diritto d’autore online – prima e la gendarmeria poi le hanno chiesto di fornire le generalità dell’intestatario di taluni abbonamenti a Internet, utilizzati per commettere una serie di violazioni online, la società francese di telecomunicazioni, tra il 26 gennaio ed il 15 aprile 2013, ha comunicato ad Hadopi e Gendarmeria, per ben 1531 volte, il nome della stessa persona, rendendo così lo sfortunato cittadino francese pluri-indagato come pirata arci-recidivo dei diritti d’autore e pedopornografo.

Nel settembre del 2014, davanti ad un’ennesima richiesta di informazioni della Procura della Repubblica di Parigi, Numericable si è accorta dell’errore. A quel punto, però, era tardi. L’identità personale del suo abbonato era ormai macchiata come quella di un autentico fuorilegge.

All’origine della vicenda, tanto incredibile quanto drammatica per il suo involontario protagonista, un errore dei sistemi informatici utilizzati dalla società francese per automatizzare le risposte alle richieste di identificazione di propri abbonati provenienti da forze dell’ordine e Autorità amministratuve.

E proprio l’enorme numero di tali richieste di identificazione in continuo aumento – specie da parte dell’Hadopi, l’Alta Autorità per la lotta alla pirateria online – e l’assenza di adeguati finanziamenti pubblici per la gestione di tali attività hanno rappresentato il principale argomento con il quale Numericable si è difesa nel corso del procedimento avviato nel 2015 dal Garante francese per la privacy e conclusosi nei giorni scorsi.

Debole ed insufficiente, però, secondo la Cnil, la tesi degli avvocati della società di telecomunicazione francese: l’elevato numero di richieste di identificazione e l’assenza di adeguati contributi statali non giustificano l’inadempimento del fornitore di risorse di connettività a banda larga rispetto alla sua obbligazione di garantire sempre e comunque l’esattezza dei dati trattati.

Ed è per questo che, con il provvedimento adottato lo scorso 1° marzo, il Garante francese ha deciso di diffondere la notizia di quanto accaduto allo scopo di richiamare l’attenzione di tutte le società di telecomunicazione sulla necessità di garantire l’esattezza dei dati degli utenti anche e soprattutto in sede di identificazione di questi ultimi in risposta alle richieste delle autorità giudiziarie ed amministrative.

Una vicenda, quella francese, che innesca tante ed importanti riflessioni: sulla centralità ormai assunta dagli operatori di telecomunicazione nel processo di identificazione dei responsabili di ogni genere di condotta telematica, sulle modalità di gestione di tale processo e, da ultimo ma non per ultimo, sull’opportunità che lo Stato intervenga, anche finanziariamente, per garantire l’affidabilità e sicurezza del processo.

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