“Le unioni civili non bastano”. Con questo slogan è iniziata poco dopo le 15 a piazza del Popolo a Roma la manifestazione indetta dalle organizzazioni lgbt per chiedere “pari diritti” a gay e lesbiche, dopo il primo via libera al Senato al ddl Cirinnà sulle unioni civili, considerato un primo passo, ma ancora insufficiente. Oltre a una quarantina di sigle arcobaleno, hanno aderito anche Cgil, Amnesty international, circoli Arci e Telefono rosa. Piazza piena, musica e interventi dal palco, e tra la folla cartelli come “Sono in età da marito” con il disegno di due uomini, il simbolo “svegliaitalia” della manifestazione del 23 febbraio in cento piazza d’Italia o, in riferimento polemico ad una dichiarazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano, “Fiere di essere contronatura”.
“Siamo in piazza per rilanciare una battaglia di uguaglianza insieme alla società civile e all’Italia laica. prendiamo quel poco che la politica ci ha concesso e auspichiamo che l’iter alla Camera si concluda rapidamente”, ha spiegato ieri la presidente della famiglie Arcolbaleno Marilena Grassadonia. Ancora caldissima la vicenda di Nichi Vendola che viene da più parti indicata come emblema di una battaglia ideologica di retroguardia mossa da antiche pulsioni omofobe. “Anche perché la politica è davvero molto indietro rispetto alla società che dovrebbe rappresentare”, spiega non a caso Rosario Coco di Anddos. “Lo stralcio della stepchild adoption non ha colpito solo le famiglie e i bambini, ma rafforzato pregiudizi orribili che colpiscono tute le perone lgbt. Questa piazza è una piazza di tutti e di tutte, lo dimostra la grande mobilitazione di queste ore”.
Non solo famiglie arcobaleno. All’iniziativa di oggi hanno aderito anche la Cgil, Telefono rosa, Amnesty international, Sel e Rifondazione comunista. “Questa è una piazza che chiede di proseguire sui diritti civili straordinariamente connessi a quelli sociali e a quelli del lavoro. Quando c’è discriminazione dal punto di vista del riconoscimento civile, la ritroviamo anche nei luoghi di lavoro. Poi mi piacerebbe vivere in un paese del riconoscimento e delle diversità”. Lo ha detto Susanna Camusso, leader Cgil, che sta partecipando alla manifestazione a piazza del Popolo organizzata dal movimento Lgbt.