Non dovrà tornare in carcere, come aveva chiesto il procuratore generale, ma non sarà affidato neanche ai servizi sociali l’ex presidente del Veneto Giancarlo Galan. L’ex ministro, che sperava di poter insegnare educazione civica, dovrà rimanere ai domiciliari sino alla scadenza della pena prevista tra circa un anno. Il tribunale di Sorveglianza di Padova ha respinto la richiesta della Procura generale di riaprire le porte del carcere ma anche quella avanzata dalla difesa, gli avvocati Niccolò Ghedini e Antonio Franchini, di affidamento in prova.
Condannato nell’inchiesta Mose, l’ex governatore accusato di corruzione aveva patteggiato due anni e dieci mesi. Galan, ha spiegato poi all’Ansa l’avvocato Franchini, si è detto dispiaciuto di non poter essere stato ammesso ai servizi sociali. Tra procuratore generale e difesa c’era stato un confronto sulle condizioni di salute del deputato che, nonostante la condanna, non è ancora decaduto dal seggio.
Galan ha rischiato anche di finire nuovamente nei guai perché da Villa Rodella, sequestrata dopo la sentenza, erano spariti persino i bagni. Un vero e proprio saccheggio per la procura.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez