Come mai se un allenatore dice frocio e finocchio a un altro allenatore scoppia, giustamente, il putiferio ma quando un presidente e un allenatore prendono a male parole due donne colpevoli, da brave croniste, di aver fatto le domande scomode, non si sente volare una mosca?

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Roberto Mancini è comprensibilmente nervoso ma Mikaela Calcagno di Mediaset non ha detto affatto una “stronzata” e una “cagata” quando gli ha chiesto se il rigore tirato sul palo da Mauro Icardi poteva essere, perché no, anche conseguenza della scarsa serenità del bomber nerazzurro, cazziato pubblicamente dal mister per alcuni gol sciaguratamente ciccati. Sono risposte fastidiose da dare quando si perde un derby, ma il compito della collega Calcagno consiste appunto nel chiedere qualcosa di utile alla comprensione di un episodio decisivo, e pazienza se si tocca qualche nervo scoperto.

Qualche giorno prima era stata Valentina Tocchi del Processo del Lunedì a essere aggredita dal big del Napoli, Aurelio De Laurentiis, con garbate espressioni: “Non voglio mischiare gli attori col calcio, ma come cazzo ve lo devo dire porca puttana, lei continua a rompermi i coglioni”. Quella mattina si presentava il film, L’abbiamo fatta grossa, ma nelle stesse ore non si parlava d’altro che dell’inchiesta giudiziaria sulle presunte frodi fiscali di importanti società di A, tra cui il Napoli dell’irascibile presidentissimo. Dunque, la collega Tocchi ha fatto la domanda giusta nel momento giusto.

Ritornato in sé, De Laurentiis ha porto le sue scuse e ci auguriamo che lo stesso Mancini, pronto a fare ammenda con i tifosi a cui in pieno stress da prestazione ha mostrato il dito medio, abbia mandato un mazzo di rose alla sua intervistatrice. Infine, perché gli uomini lasciano così spesso le donne da sole a cavarsela nelle situazioni più difficili? Perché, nelle circostanze citate, non si è udita voce maschile replicare al borioso di turno: ma come si permette cafone che non è altro?

Il Fatto Quotidiano, 2 febbraio 2016

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