Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, eletto con il Partito democratico, si difende in consiglio comunale sulla vicenda della casa acquistata da sua moglie nel 2012. Il venditore, Francesco Macrì, residente a Reggio Emilia, nel 2015 era poi finito agli arresti domiciliari nell’inchiesta di ‘ndrangheta Aemilia con l’accusa di essere prestanome delle ‘ndrine.

Una notizia uscita per la prima volta sulle pagine del Fatto Quotidiano. “Con mia moglie prima della compravendita avevamo fatto tutte le verifiche possibili, anche superiori a quelle che avrebbe potuto fare qualsiasi altro cittadino”, spiega Vecchi, che nel 2012 era consigliere comunale Pd. Sua moglie, Maria Sergio, era invece dirigente nel settore urbanistico del Comune di Reggio. “Non possiamo pensare che un cittadino che compra casa si inventi investigatore per avere accesso a informazioni riservate o possa prevedere quello che sarebbe poi successo tre anni dopo”, ha spiegato Vecchi.

All’attacco del primo cittadino c’è soprattutto il Movimento 5 Stelle che ne ha chiesto le dimissioni, puntando sul fatto che quando furono pubblicati i nomi degli arrestati a inizio 2015, il sindaco non dichiarò che nella lista c’era anche quello di chi gli aveva venduto casa: “Vecchi ha sbagliato a non guardare tutto l’elenco degli indagati quando uscì un anno fa. Oppure se invece si accorse di quel nome, sbagliò a non dichiararlo subito”, ha spiegato il capogruppo Norberto Vaccari. Ma Vecchi ha ribadito: “Ho letto con attenzione gli esiti dell’inchiesta, ma non sono andato a guardare nel dettaglio degli aspetti anagrafici per chiedermi se avessi avuto contatti. Io di queste 250 persone non conosco nessuno, né ho relazioni con nessuno”

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