Una “mala gestio”. Che ha caratterizzato finora “le procedure di affidamento di incarichi dirigenziali”. Innescando “un considerevole aumento del contenzioso” a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri. Per via di “modalità e criteri” che, molto spesso, si rivelano “non conformi alla vigente normativa e, ancor prima, ai principi costituzionali di imparzialità e buon andamento”. Con il risultato che “gli incarichi di vertice” sono “da oltre 15 anni appannaggio” di “una lobby fortissima immune dai vari cambiamenti di governo”. Accuse gravi quelle contenute in una lettera (datata 18 dicembre), firmata dal segretario generale del sindacato Dirstat Arcangelo D’Ambrosio e indirizzata al premier Matteo Renzi, al ministro Marianna Madia, al presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, al segretario generale e al suo vice di Palazzo Chigi. Accuse alle quali si sommano, affidati ad un’altra missiva (dell’11 dicembre), anche gli addebiti dell’Unione nazionale dei dirigenti dello Stato (Unadis), guidato da Barbara Casagrande. A cominciare da quelli relativi “alla ben nota procedura dell’interpello”. Una “consolidata prassi illegittima” per via dei “requisiti curriculari troppo specifici, che non consentono la partecipazione alla procedura” stessa “alla maggior parte dei colleghi”. Lasciando, obietta la sindacalista, “intendere facilmente chi sarà il destinatario dell’incarico”.

NOMINE ALLA SBARRA – Una questione delicata, quella degli incarichi dirigenziali della sede del governo, che da qualche mese rimbalza inosservata nelle Aule parlamentari. E sulla quale di recente è intervenuto anche il sottosegretario Claudio De Vincenti. Che, rispondendo ad un’interrogazione del deputato Francesco Cariello del Movimento 5 Stelle, come ricorda D’Ambrosio, “ha affermato che la presidenza del Consiglio dei ministri è incline ad utilizzare una ‘apposita procedura di interpello’ per assicurare la copertura dei posti di funzione di livello dirigenziale sia di I che di II fascia”. Eppure, le “procedure improntate a rigorosi criteri di pubblicità e trasparenza” richiamate da De Vincenti nella sua risposta al grillino Cariello, si limiterebbero secondo il Dirstat, alla “pubblicazione dell’interpello sul sito intranet” di Palazzo Chigi anziché “su una fonte aperta a tutti, come buona norma richiederebbe”. Non solo. Gli incarichi dirigenziali, accusa ancora D’Ambrosio, sono spesso conferiti “al di fuori di ogni procedura di valutazione obiettiva, e perciò verificabile, dei meriti, dei titoli professionali e dei risultati conseguiti”. Con il risultato di assoggettare di fatto l’attribuzione degli incarichi di maggior rilevanza “al gradimento politico” o, cosa “ancor più grave”, al placet “di un ristretto gruppo di potere (composto da “10-15 dirigenti”) che da tempo, con modalità lobbystiche, decide in maniera del tutto arbitraria a chi conferire” gli incarichi stessi. “Senza tenere in alcun conto” né la “professionalità” né il “principio meritocratico sancito dalla Costituzione”. Il tutto, prosegue la lettera del Dirstat, mentre “si reitera il conferimento di incarichi dirigenziali a soggetti esterni” malgrado la presenza “di dirigenti di ruolo privi di incarico, di soggetti idonei in attesa di scorrimento delle graduatorie interne” e di vincitori di concorso. E senza contare che, “da decenni”, non viene applicato “il principio di rotazione negli incarichi dirigenziali di I e II fascia contrattualmente previsto”. Con il conseguente “consolidarsi di situazioni di potere che la stessa Anac (l’Autorità nazionale anti corruzione) ha raccomandato alle pubbliche amministrazioni di evitare proprio attraverso la rotazione nei suddetti incarichi”. Una situazione che ha generato “un clamoroso aumento” delle azioni legali intraprese dal personale (dirigenziale e non) a fronte delle quali, tuttavia, “la stessa amministrazione ha riferito alla Corte dei Conti che non sussistono contenziosi in atto”. Contenziosi che, al contrario, secondo D’Ambrosio, hanno alimentato un “rilevantissimo ammontare delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio” proprio a seguito “di condanne nell’ambito dei giudizi avviati dal personale” tra il 2010 e il 2015. Un vero e proprio “macigno sull’erario”, sentenzia il Dirstat, che “implica un urgente intervento”.

SCONTRO ALLA CAMERA – Ma cosa rispondono da Palazzo Chigi agli addebiti sollevati dai sindacati? Contattato da ilfattoquotidiano.it, lo staff del sottosegretario De Vincenti, fa sapere che ferma restando la correttezza della procedura d’interpello adottata, la Legge di Stabilità appena approvata e che entrerà in vigore dal 1° gennaio, “contiene una norma che rende non disponibili tutti gli incarichi dirigenziali che risultano vacanti alla data del 15 ottobre 2015”. Una norma “applicabile a tutte le amministrazioni pubbliche e non solo alla presidenza del Consiglio”. Dove, spiegano ancora, “si sta lavorando ad una circolare che, nel rispetto delle norme vigenti, entro breve, porrà ordine all’intera materia del conferimento degli incarichi dirigenziali anche innovando le procedure”. Basterà a placare la rabbia dei sindacati? E a soddisfare i quesiti sollevati alla Camera dal grillino Cariello e dal collega Walter Rizzetto, ex 5 Stelle ora nel Misto? In particolare, nella sua interrogazione, il deputato pentastellato chiedeva conto al governo proprio della questione inerente al contenzioso. Ma rispetto alla quale De Vincenti era stato categorico nella sua risposta: “Non risultano, allo stato, condanne per danno erariale in relazione alla specifica situazione indicata, mentre lo stanziamento”, previsto nell’apposito capitolo del bilancio di previsione 2015 della presidenza del Consiglio, e “relativo alle spese per liti, arbitraggi, risarcimenti e accessori”, va riferito “alle spese derivanti dagli esiti di tutti i contenziosi in cui è parte l’amministrazione”. Chiarimenti che, però, Cariello giudica insoddisfacenti: “La risposta è troppo generica, non precisa adeguatamente la destinazione dei singoli capitoli del fondo per i contenziosi – replica il parlamentare del M5S –. Insisteremo per ottenere e fare chiarezza”. All’interrogazione di Rizzetto, invece, il governo non ha dato ancora risposta. Il deputato del gruppo Misto chiedeva, tra l’altro, al presidente del Consiglio Matteo Renzi di “chiarire come siano stati conferiti gli incarichi dirigenziali che sono stati oggetto di segnalazione da parte del Dirstat”. Ma in attesa della replica del governo le aspettative non sono delle migliori: “Alla ripresa dei lavori della Camera solleciteremo la risposta – avverte Rizzetto–. L’assegnazione di questi incarichi dovrebbe avvenire nell’ambito e nel rispetto di procedure chiare e trasparenti sulle quali, però, nutriamo al momento forti dubbi”.

Twitter: @Antonio_Pitoni

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