milano pride 300“Accade qualcosa dopo 20 anni di nulla” – La riconversione, però, riguarda anche spazi per la creatività. E’ il caso di Base, le ex officine Ansaldo di via Tortona, oggi laboratorio culturale e spazio di coworking. E anche palco di piece teatrali, festival di musica e incontri letterari. Un’offerta culturale arricchita di recente anche da Museo delle Culture, Fondazione Prada e casa Manzoni. Ma soprattutto da decine di eventi a tappeto, esplosi con Expo in città (calendario di eventi organizzato per la durata dell’esposizione). Si va dalla “Tombini art” – dove i tombini per strada vengono “griffati” da 24 case di moda – ai workshop fotografici per scoprire gli scorci più inaspettati, fino agli spazi polifunzionali per bambini. Novità che si aggiungono ai classici luoghi della cultura milanese: Triennale, Palazzo Reale, Museo del Novecento, L’Ultima cena di Leonardo, il Duomo e la Pinacoteca di Brera. Solo per citarne alcuni. Ma rifiorisce anche la musica dal vivo, e Milano si conferma all’avanguardia per l’offerta al pubblico Lgbt, con bar gay friendly in tutta la città – soprattutto a Porta Venezia – e via Sammartini, ribattezzata “la gay street di Milano” da Travel Gay Europe. E poi la vita notturna dei Navigli e delle Colonne di San Lorenzo.

“Vedo esplosioni belle e positive che non sono il frutto né di volontà politica né di un percorso dal basso”, spiega Beniamino Saibene, fondatore di Esterni, impresa culturale nata vent’anni fa a Milano e che tra i suoi progetti cura anche quello della Cascina Cuccagna, cascina urbana recuperata e circondata dal verMilano, laboratori d'arte all'interno del cortile di una casa lungo il navigliode, sede di eventi e di un ristorante. “C’è stato il Mercato metropolitano durante Expo, ma non è stata un’iniziativa dal basso. In più tanti privati o associazioni attivano progetti per finalità di marketing”. Insomma, aggiunge, “non vedo un processo comunitario dietro. Forse la tempesta di eventi di Expo in città ha oscurato altre iniziative che stavano per nascere. Speriamo vadano avanti e che dopo la Milano da bere, non ci tocchi solo vedere la Milano da mangiare sulla scia dell’esposizione”. Saibene chiarisce però che “non stiamo vivendo una rivoluzione: c’è ancora tanto da fare. Possiamo dire che i cittadini ci sono, le potenzialità pure. Ci auguriamo che la prossima amministrazione sia coraggiosa”. In più “era ora che a Milano succedesse qualcosa, dopo 20 anni di nulla”. Per il fondatore di Esterni i più vivaci, quanto a iniziative culturali e associative, sono i 20enni: “Negli ultimi due o tre anni in tanti ci hanno chiesto consulenza per scrivere uno statuto, per capire come raccogliere fondi o attivare spazi all’interno dei quartieri“. Ma a fare la differenza chi sarà? “I 60enni ricchi. Solo chi ha potere cambia la città”.

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