Treni regionali vecchi, scarsi, in ritardo e malandati. Un servizio locale lento e poco efficiente, nonostante le tariffe aumentino. A sostenerlo è Legambiente che, presentando la campagna Pendolaria 2015, ha stilato la top 10 delle peggiori linee ferroviarie regionali in Italia. Sono circa tre milioni i pendolari, ossia quei cittadini che utilizzano tutti i giorni il treno per raggiungere il posto di lavoro o di studio. Ma potrebbero essere molti di più: “La situazione di degrado generale spinge purtroppo i cittadini all’uso dell’auto privata, con aggravio dei costi, del traffico veicolare e dell’inquinamento”, scrive Legambiente.

Tremila e trecento i treni attualmente in servizio nelle singole regioni. “I convogli hanno un’età media pari a 18,6 anni. La regione con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo, con 28,3 anni, e dove l’84,7 per cento dei mezzi circolanti ha più di 20 anni”. Le realtà locali devono poi fare i conti con continue riduzioni di budget: “Dal 2010 a oggi”, continua il rapporto, “si possono stimare tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale proprio quando nel momento di crisi è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all’auto. Il record di aumento del costo dei biglietti si è verificato in Piemonte, con un +47%”.

Il dossier di Legambiente cerca anche di individuare i responsabili: “Manca una regia nazionale rispetto a un tema che non può essere delegato alle Regioni, senza controlli. Da Berlusconi a Renzi, chi è stato al governo in questi anni ha una forte responsabilità rispetto alla situazione che vivono i pendolari. Rispetto al 2009 le risorse dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25%, con la conseguenza che le Regioni, alle quali sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato tagli al servizio e un aumento delle tariffe”. “Un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella legge di Stabilità non c’è nessuna risorsa per l’acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle Regioni sono talmente risibili da non arrivare, in media, nemmeno allo 0,28 per cento dei bilanci” dichiara il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini. Contrariamente agli altri Paesi europei, “in Italia negli ultimi 20 anni neanche un euro è stato investito dallo Stato per l’acquisto di nuovi treni” si legge ancora nel dossier.

Ecco la classifica, in ordine decrescente, delle dieci peggiori linee ferroviarie regionali compilata dal rapporto Pendolaria 2015:
Roma-Lido di Ostia: è sua la palma del più cattivo tratto pendolare dell’anno. “Il servizio ferroviario di questa linea suburbana gestita da Atac”, dice Legambiente, “risulta totalmente inadeguato per i circa 100mila pendolari quotidiani. Corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione, frequenze oltre i 40 minuti, convogli vecchi e sovraffollati spesso privi di aria condizionata, stazioni non presidiate”; Alifana e Circumvesuviana: il dossier segnala “precarietà dei mezzi, assenza di aria condizionata, sediolini e carrozze antiquate e scarso servizio di pulizia”. E la Circumvesuviana è “una delle ferrovie più colpite dai tagli degli ultimi anni, con treni fatiscenti e vagoni stracolmi”; Chiasso-Rho: si tratta di una linea prolungata da Milano a Rho in occasione dell’Expo. “Ci sono quasi 50mila pendolari che lamentano frequenti ritardi e  tempi di percorrenza paragonabili a quelli del secolo scorso: per fare 60 chilometri si impiega oltre un’ora e mezza”.

A seguire nella classifica dei peggiori: Verona-Rovigo, Reggio Calabria-Taranto (che collega quaranta centri urbani e turistici); Messina-Catania-SiracusaTaranto-Potenza-Salerno (“su questa linea di oltre 200 km di fondamentale importanza per i collegamenti interni tra Puglia, Basilicata e Campania, la situazione è ferma a 50 anni fa. E i convogli non raggiungono i 50 km/h di velocità media”); Novara-Varallo (“Addio ai treni lungo questa linea dal settembre 2014”); Orte-Foligno-Fabriano: che ha “pesanti criticità a volte persino a causa delle foglie che creano problemi di aderenza delle ruote del locomotore sulla rotaia”; e infine la Genova-Acqui Terme.

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