Si indaga per omicidio colposo plurimo nell’inchiesta sulle 19 morti sospette che potrebbero essere state causate dal batterio della Klebsiella tra il 2013 e il 2015 all’ospedale ‘Perrino’ di Brindisi e nel Centro Neurolesi di Ceglie Messapica. Non ci sono ancora indagati nel registro del sostituto procuratore della Repubblica Milto Stefano De Nozza. Al momento, infatti, sono stati nominati solo i consulenti della Procura: sarà un pool di esperti dell’istituto di medicina legale e del dipartimento di Malattie infettive dell’Università degli studi di Foggia ad occuparsi degli approfondimenti medico-legali in merito ai casi al vaglio della magistratura.

Il pool di esperti di Foggia al lavoro – Il lavoro del pool incaricato dal pm si concentrerà sulle cartelle cliniche dei tredici pazienti morti nel 2013 nei reperti di Oncologia, Geriatria, Ematologia, Grandi ustioni e Rianimazione. Le verifiche su quei casi sono state avviate in seguito alle denunce dei parenti. Le persone decedute presentavano tutte un quadro clinico compromesso, il che rende ancora più complicato l’accertamento su una possibile correlazione tra il contagio da Klebsiella, che colpisce soprattutto le vie respiratorie, e il decesso di persone già affette da malattie gravi. Ma l’indagine si concentra anche su altri fronti. Dal rispetto degli standard igienici nei locali delle strutture sanitarie coinvolte nell’inchiesta a quello dei protocolli di comunicazione. Sotto questo secondo aspetto, la Procura di Brindisi è determinata a chiarire se da parte dei medici e degli uffici dell’Asl sia stato fatto tutto il possibile per evitare che l’infezione si propagasse.

I tempi di comunicazione: cosa dice il protocollo del ministero – Se nel 2013 i decessi ‘sospetti’ sono stati tredici, sono sei le morti che risalgono al 2015 e si concentrano tutte nell’arco di tempo che va da 9 maggio al 28 settembre. Nello stesso periodo le infezioni registrate sono state 37. Ma cosa dice il Protocollo del Ministero della Salute, a cui tutte le strutture devono rigorosamente attenersi in caso venga rilevato un caso di infezione? Il documento prevede tre fasi. Nella prima il referente del laboratorio dove è stato identificato il caso deve inviare “entro 48 ore – specifica il Ministero – la scheda di notifica, compilando i campi per i quali dispone delle informazioni necessarie alla direzione sanitaria dell’azienda e del presidio ospedaliero, in caso di pazienti ricoverati”. La direzione o l’ospedale, poi, raccoglierà i dati eventualmente mancanti ai fini della segnalazione (luogo di insorgenza dei sintomi, origine della batteriemia, esito dell’infezione) e “provvederà – è scritto nel documento – all’invio della scheda alla Asl competente per territorio, preferibilmente entro 48 ore”. Infine la terza fase: l’Asl invia parte della documentazione, “entro 7 giorni dall’identificazione del caso”, alla Regione, all’Istituto superiore di Sanità e al Ministero della Salute attraverso l’Ufficio malattie infettive e profilassi internazionale e la direzione generale della Prevenzione del Ministero della Salute.

Le verifiche in corso – Parallelamente al lavoro del pool di Foggia, quindi, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire cosa sia accaduto nelle settimane dopo i decessi avvenuti quest’anno. Sotto la lente dei carabinieri dei Nas di Taranto gli ultimi 37 casi verificatisi, dal 9 maggio al 28 settembre. Gli accertamenti in corso hanno già dato i primi risultati: nessun caso è stato segnalato prima del 5 ottobre. Quindi, seguendo il protocollo, fuori dai tempi stabiliti. Una volta verificati date e passaggi di informazioni da un ufficio all’altro, si procederà anche con i casi del 2013. La magistratura sta inoltre valutando se siano state effettuate correttamente le manutenzioni degli impianti idrici e dei condizionatori, i cui filtri sono stati sostituiti già nei giorni scorsi da una squadra di operai. Avviato, nel frattempo, anche il lavoro della task force istituita dalla direzione generale dell’Asl di Brindisi per contenere l’emergenza determinata dalle infezioni ospedaliere.

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