Condannato a 42 anni di carcere per avere investito Alice Gruppioni, 32enne di Pianoro (Bologna), mentre passeggiava sulla Venice Beach Boardwalk insieme al marito, Christian Casadei. La donna, in viaggio di nozze negli Stati Uniti, è stata travolta il 3 agosto 2013 da Nathan Louis Campbell, pregiudicato 39enne del Colorado. L’uomo si trovava alla guida dell’auto e, oltre ad uccidere Alice, ha ferito altre 16 persone. “Abbiamo sempre saputo che la giustizia, anche se fatta, non lenisce il dolore personale di ognuno di noi – ha detto Casadei – Ci sentiamo vuoti: senza quei sogni e quelle speranze che facevano da pilastro alla nostra vita”.

Campbell è stato condannato da una corte di Los Angeles: durante il processo il viceprocuratore distrettuale Victor Avila ha detto ai giurati che l’imputato era “pienamente a conoscenza” del fatto che la zona del lungomare di Venice Beach era affollata perché secondo le immagini girate da alcune telecamere di sorveglianza, poco prima dell’incidente aveva percorso quel tratto di strada a piedi. Campbell inoltre aveva minacciato di investire un trafficante di droga che riteneva colpevole di avere intascato denaro da un suo amico senza mai fornirgli gli stupefacenti che aveva promesso. L’imputato era stato riconosciuto colpevole nel corso di una precedente udienza di omicidio preterintenzionale ed altri capi di accusa.

Le immagini delle nozze di Alice sono state proiettate nell’aula del tribunale, insieme a quelle del compleanno della zia della vittima, Katia Gruppioni, intervenuta nell’udienza in California. “Il matrimonio e la festa sono gli ultimi ricordi che ho di mia nipote, i giorni migliori della nostra vita”, ha detto in aula, chiedendo che Campbell venisse condannato al massimo consentito dalla legge degli Stati Uniti.

L’accusa durante il processo aveva chiesto la pena di morte, ma la giuria aveva dichiarato l’imputato colpevole di omicidio di secondo grado, la seconda tipologia per gravità del ‘murder’ nell’ordinamento americano, che prevede al massimo il carcere a vita.  Cambpell in aula ha letto una lettera in cui ha chiesto scusa, ma ha insistito nel sostenere di non aver agito intenzionalmente. “Quello che è successo è un incubo di cui sono responsabile”, ha detto. Il giudice però ha ripreso l’imputato, dicendo che ha dimostrato un assoluto disprezzo per la vita umana e che quello che è successo poteva essere evitato: bastava fermare l’auto. Proseguire è stata una scelta consapevole.

Ora che si è chiuso il processo penale, la famiglia Gruppioni (il padre, Valerio, fu anche vicepresidente del Bologna Calcio) ha un’altra partita aperta: la causa civile contro la Contea e la città di Los Angeles, che non avrebbero garantito sufficiente sicurezza e protezione al boardwalk di Venice.

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