“Basta con la logica dell’emergenza con i migranti. La prima accoglienza non deve essere gestita da noi cooperative sociali“: è un passo indietro deciso quello di Confcooperative (l’associazione che riunisce le cooperative italiane di estrazione cattolica) rispetto agli appalti che negli ultimi mesi sono stati al centro di inchieste giudiziarie nel nostro Paese. “Una cerchia di cooperative limitate ha fatto un danno enorme. Ora rischiamo di pagare tutti e di essere considerati sinonimo di illegalità“, spiega al fattoquotidiano.it Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative a margine dell’incontro organizzato a Expo sulla cooperazione sociale con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone. “Per noi il Cara di Mineo va chiuso. Servono centri più piccoli – prosegue Guerini, che si augura anche che nessuna cooperativa sociale si occupi della gestione degli hotspot, i centri chiesti dall’Ue, in cui verrà svolta l’identificazione dei migranti per distinguere tra chi ha diritto all’asilo e chi dovrà essere rimpatriato. “Le cooperative sociali devono promuovere lo sviluppo della comunità locale. La gestione dell’emergenza, dei grandi numeri di quelli che sono diventati campi di concentramento, non ci riguardano”  di Francesca Martelli

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