Rifugiati siriani sbarcano sull'isola greca di Lesbo

Ha scritto Eraclito che “sapere tante cose non insegna ad avere intelligenza”. Come dire che il metro va ricercato nell’onestà intellettuale e non tra coloro che, tout court, sono più bravi perché più ricchi o più potenti. Vedere l’Europa che, a buoi ormai fuggiti, suona l’allarme per il dramma immigrazione solo dopo le doglianze tedesche sul collasso dei flussi in casa propria, è un altro esempio di come le elites abbiano semplicemente abdicato. Lasciando una mediocre classe dirigente a governare un continente intero senza un minimo di capacità e di lungimiranza. Se si lamenta la produttiva Germania cosa dovrebbe dire la povera e sfiduciata Grecia?

Da circa un anno mi sono occupato di dare voce alla situazione che esiste nelle isole dell’Egeo orientale, dove moltissime sono state le testimonianze di cooperanti che annunciavano lo scenario biblico che si è verificato nelle scorse settimane. Tutti sapevano che dalle coste turche erano pronti a fuggire circa 500mila profughi, anche se oggi i numeri sono ancora più significativi.

La Lampedusa ellenica è la graziosa di isola di Mitilene, in cui ancora oggi ci sono 20mila profughi con solo due ambulanze e trenta poliziotti per l’identificazione. Sono accampati nella zona del porto, non usano le toilettes ma la strada, non hanno da mangiare se non ciò che l’accoglienza di Medici Senza Frontiere e di altre ong locali donano loro e attendono solo il traghetto che li conduce nel porto greco del Pireo. Domenica prossima il sindaco non riuscirà a far votare gli isolani, perché i funzionari del comune sono impegnati nella gestione dei profughi, anche per sedare alcuni focolai di protesta che si sono accesi in questi giorni.

Con il peggioramento della crisi economica greca, Mitilene è una di quelle isole dell’Egeo che dallo scorso anno è rimasta preda di enormi disfunzioni alla voce sanità e welfare. Mancano medici, infermieri e strumenti nel nosocomio. Gl specialisti presenti nelle altre isole quest’anno sono stati dirottati negli ospedali delle più turistiche Mykonos e Santorini. Come dire che in Grecia esistono isole di serie A e di serie B, con gli isolani a pagare dazio per un corto circuito politico e organizzativo. Da un lato la politica greca, che non muove un dito verso questa emergenza, idealmente presa da una campagna elettorale surreale e qualitativamente imbarazzante. Dall’altro le istituzioni europee che fanno finta di ignorare la folle permeabilità delle fontiere turche, come se Ankara non fosse un interlocutore da interpellare in questo dossier, ma solo un luogo da cui far decollare caccia anti Isis e poco altro. Lasciando Mitilene, la “frangiflutti mediterranea”, a sbrogliare in solitaria la matassa, come se Grecia e Italia fossero due luoghi periferici e non Paesi fondatori dell’Ue.

Ha ragione il Presidente della Commissione Jean Claude Juncker quando dice che “ad oggi non esiste né l’Europa né l’Unione”. Ma viene da chiedersi in quale pianeta abbia vissuto e lavorato negli ultimi cinque lustri.

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