Non solo barriere architettoniche. A frenare ogni anno la voglia di vacanze di milioni di italiani affetti da disabilità fisiche o intellettive o da esigenze legate al cibo (allergie, intolleranze) ci sono anche le strutture di accoglienza. Parliamo di alberghi, residence e bed&breakfast, spesso non attrezzati in maniera adeguata. Così, come dimostra una ricerca Doxa, oltre il 16% delle famiglie italiane preferisce rinunciare alle vacanze estive e restare a casa.
Cetty Ummarino, dopo una lunga esperienza da consulente turistica, ha deciso di farsi portavoce dei disabili che, al pari di chiunque altro, hanno il diritto di andare in villeggiatura e di riempirsi gli occhi di nuovi luoghi. L’intuizione è arrivata qualche anno fa: “Nel 2009 sono stata contattata da un’associazione che si occupa di disabilità per ricoprire il ruolo di docente nel campo del turismo – racconta a ilfattoquotidiano.it -, e così ho organizzato un itinerario a Sorrento”.
Per lei si trattava della prima esperienza con persone affette da handicap, ma è stato un evento particolare a colpirla: “Avevo visto una ragazza di 15 anni sulla sedia a rotelle che ammirava il mare – ricorda – e mi sono chiesto: cosa posso fare per lei?”. La soluzione era a portata di mano, spiega: “Ho pensato: queste persone hanno già delle case attrezzate per i disabili, allora perché non metterle a reddito?”.
Nasce così B&B Like Your Home, progetto finanziato dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha come obiettivo quello di promuovere l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani disabili tra i 15 e i 35 anni e che, al tempo stesso, favorisce un turismo accessibile. “I nostri b&b sono aperti a tutti – sottolinea -. Poi se il turista con disabilità va a casa di un gestore con il suo stesso handicap trova gli stessi ausili e vantaggi che ha nella sua abitazione”.
L’iniziativa, lanciata nel gennaio scorso, è ora arrivata allo stadio delle selezioni. Fino al 31 agosto, infatti, i ragazzi potranno inviare le loro candidature, che saranno visionate dalla responsabile del progetto, con l’aiuto di due giovani assistenti, Nicola Cestaro e Valentina Carracino. Ma per il momento solo quindici di loro accederanno alla fase della formazione: “In questo modo acquisiranno le competenze necessarie per la gestione di un b&b – sottolinea Ummarino -, è importante che tutti abbiano lo stesso comportamento verso il cliente e le stesse modalità di accoglienza”.
Un’opportunità non da poco per questi ragazzi: “Con un piccolo investimento di denaro hanno la possibilità di mettersi in proprio senza nemmeno dover aprire partita Iva, visto che si tratta di un lavoro non continuativo”. Il progetto pilota avrà luogo in Campania, nella zona di Napoli e Salerno, ma l’obiettivo è esportare il modello in tutta Italia.
Da noi, però, continua a mancare una cultura della disabilità e dell’accessibilità: “Bisogna sensibilizzare gli operatori del turismo – ammette -, per un ristoratore quanto ci vuole a investire 500 euro per fare i menu in braille o a progettare un’app che racconta il menu a una persona non vedente?”. Tutte esigenze reali, molto spesso ignorate: “Chi non ha questi problemi non si rende conto delle difficoltà che hanno queste persone”, sottolinea. Senza contare che tutto questo ha delle ripercussioni sul settore turismo: “C’è una grossa domanda che arriva dall’estero – spiega –, e che però è frenata dalla mancanza di strutture adeguate”.
Ma anche gli italiani spesso preferiscono restare a casa; secondo la ricerca Doxa il 22% delle famiglie con persone disabili ha riscontrato un atteggiamento di ostilità/incomprensione da parte degli operatori turistici nella fase di organizzazione delle vacanze. Numeri non da poco, che si possono combattere a colpi di cultura: “È importante sensibilizzare la popolazione, a cominciare dalle scuole”.