L’epidemia di Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (Mers) in Corea del Sud  non è più soltanto una questione sanitaria. È politica ed economica. Giovedì 12 giugno il diffondersi della Mers è stato indicato dal governatore della Banca centrale, Lee Ju-yeol, tra le ragioni che hanno spinto l’istituto a tagliare i tassi d’interesse, limati dallo 0,25 per cento all’1,50 per cento. La decisione è stata presa così da contenere in modo preventivo il rallentamento dell’economia, conseguenza dell’epidemia. “Abbiamo monitorato i dati nelle ultime due settimane e siamo preoccupati perché i consumi potrebbero calare a un ritmo più veloce”, ha spiegato il governatore.

A destare preoccupazione è stata l’iniziale risposta dei decisori politici e delle autorità alla crisi. I nuovi casi accertati di pazienti infetti sono 14, che a oggi hanno portato il totale a 123. I morti sono 11 e sotto osservazione o in quarantena ci sono oltre 3.600 sudcoreani.

La sindrome è abbastanza recente, i primi casi furono riscontrati nel 2012 in Arabia Saudita e poi nel resto della penisola arabica, da ciò il nome. Da aprile del 2012 al 10 giugno 2015, si legge sul sito dell’Istituto superiore di sanità, sono stati notificati complessivamente all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) 1288 casi umani di infezione da un nuovo coronavirus (Mers CoV) e 498 decessi. Sebbene il tasso di mortalità in Corea sia inferiore alla media, attorno al 36 per cento, l’esecutivo di Seul è sotto scacco per i ritardi nel contenimento dei primi casi.

Il paziente zero è stato segnalato lo scorso 20 maggio. Si tratta di un uomo di 68 anni di ritorno dalla penisola arabica. Prima di ricevere la diagnosi adeguata, il paziente aveva girato almeno quattro ospedali, venendo quindi a contatto con diverse persone. Per questa ragione uno dei principali focolai è stato il Samsung Medical Center di Seul. Degli ultimi 14 pazienti, otto sono stati infettati nella struttura ospedaliera della capitale, scrive l’agenzia

Yonhap citando fonti del ministero della Sanità. Ma in generale è proprio negli ospedali che si registra il maggior numero di infezioni. Tant’è che l’esecutivo ha allo studio l’istituzione di un fondo per sostenere le strutture medio piccole.

Come sottolineato il 9 giugno scorso da Peter Ben Embarek dell’Oms, intervenuto in conferenza stampa a Losanna, è probabile che nei prossimi giorni si registreranno altri casi. Però una volta individuati e isolati, si dovrebbe riuscire a frenare la diffusione. Il peggio però dovrebbe essere passato, tant’è che proprio la missione dell’Oms ha proposto la riapertura di oltre 2.000 scuole. Come riporta l’agenzia Yonhap, per la prima volta dall’inizio della crisi il numero delle persone messe in isolamento è calato anziché crescere.

La questione Mers, con la psicosi che si è diffusa oltre i confini in Cina e Hong Kong a causa di un viaggiatore che ha disatteso le misure di prevenzione, ha comunque avuto ripercussioni sulla normale attività di politici ed istituzioni.

Vista e considerata l’attenzione internazionale per la vicenda e per arginare il malcontento dei cittadini, la presidente Park Geun-hye è stata costretta a rinviare la visita negli Stati Uniti che da programma sarebbe dovuta iniziare domenica. Barack Obama, fanno sapere dalla Casa Blu di Seul, ha capito le ragioni dello slittamento.

Ma secondo il quotidiano Hankyoreh, mai tenero con il governo di stampo conservatore guidato da Park, dietro il mancato viaggio negli Usa ci sarebbero anche altre motivazioni che esulano dal voler dimostrare di seguire l’andamento dell’emergenza Mers, in particolare la polemica tutta interna intorno alla nomina di Hwang Kyo-ahn alla carica di primo ministro.

Articolo Precedente

New York, aereo di Alitalia circondato dalla polizia al Jfk: “Falso allarme bomba”

next
Articolo Successivo

Iraq, la guerra senza fine tra lo Stato islamico e le milizie

next