Il 6 marzo dell’anno scorso, su questo blog, scrivevo:
E’ da lunedì che leggo paragoni tra la Roma de La Grande Bellezza e quella reale”.
Ricordate il raddrizzamento della Concordia? Ricordate il profluvio di “questa è una metafora… il Paese va raddrizzato esattamente così…” eccetera eccetera?
Non ne posso più.
E non per colpa del meraviglioso film di Sorrentino.
Perché leggo – a parte rari casi – di una città che non esiste. Ve lo dice un romano, che la città la vive.
Uno che, quando ha sentito dire da un deputato della Lega che non era giusta questa continua assistenza economica nei confronti della Capitale, ha pensato: “Ha ragione da vendere” […]
Passeggio per il Colle Oppio. Che dovrebbe essere, solo per la vista, il parco più bello di Roma. Nel roseto dove mio nonno mi portava a giocare è rimasta solo un’intelaiatura arrugginita di ferro. I genitori tengono alla lontana i bambini, per paura che cada sulle loro teste. Il resto è uno schifo. Una discarica vergognosa. Gli stranieri sono così impegnati a fotografare l’immondizia da non rendersi neanche conto che alle loro spalle c’è il Colosseo.
L’altro parco, quello del Celio, strappato all’abusivismo, ormai è un cantiere aperto (“Metro C di Roma”), dove non si capisce se qualcuno stia lavorando. Sul cartello “Termine Lavori” non si legge bene l’anno. Ma si parla del 2020.
Qualcuno ha affisso un lenzuolo con scritto: “Fate pure con calma. Per quando avrete finito avremo tutti la patente. Firmato: i bambini del quartiere”.
Per questo post mi presi, in particolare dai miei concittadini, improperi di tutti i tipi. Fui accusato di votare Lega (avevo già preso del grillino, del piddino, del fascista e del comunista. A parte monarchico credo di essere stato – secondo i vari metro di giudizio – tutto).
Una persona che saltuariamente lavora con me, non mi rivolse la parola per mesi. Avevo commesso il più grave dei reati: criticare Roma (che qualcuno confonde con criticare la Roma: lo stesso atteggiamento intransigente che si ha nei confronti di chi critica la tua squadra del cuore).
Fui accusato di fomentare un sentimento “anti-capitolino”. Rendere pubblico quello che, ovviamente, ciascun romano vede ogni giorno creava risentimento nei confronti della Capitale. Non le ruberie, per carità.
Ho incontrato la stessa persona al bar che commentava lo scandalo che ha coinvolto la Fifa.
“Lo sapevamo tutti come funzionano le cose nel mondo del calcio… questi lo scoprono ora. Ma che ci hanno presi per scemi?”. E già.
Nel mondo del calcio.
In alcune municipalizzate romane, negli appalti pubblici, nelle gestione delle strutture che ospitano i migranti, funziona tutto alla grande.
Altrimenti ce ne saremmo accorti subito. Mica siamo tutti scemi.
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