Hichem Msabhia è la prima guida turistica tunisina, araba e africana in Lombardia: ha ottenuto in questi giorni l’abilitazione dal governo italiano. Ha gli occhi verde blu e i riccioli neri, la pelle ambrata. Nel 2013 è costretto a dire addio alle montagne rocciose della sua infanzia: minacciato dai Fratelli Musulmani, si trasferisce in provincia di Milano dove da poche settimane gli è stato riconosciuto l’asilo politico. “Amo le bellezze di questa città: il sogno di poter mostrare a tutti la Pinacoteca di Brera e il museo del Castello che ospita la Pietà di Rondanini, opera molto importante per me, è ora realtà. E poi la cappella di Sant’Aquilino a est della basilica di San Lorenzo con tutti quei mosaici meravigliosi di epoca paleocristiana”, racconta Hichem, 27 anni. A dicembre si è candidato al bando nazionale quinquennale per guide turistiche: su 600 solo 77 superano la prova scritta. Dopo mesi di studio è promosso anche all’orale.

“I miei genitori non sono andati a scuola ma hanno fatto di tutto per darci un’istruzione: mio fratello maggiore sta terminando un master sul popolo vandalo in Nord Africa, mia sorella è professoressa di lingua francese e mio fratello più piccolo frequenta il master in storia sull’epoca medievale in Tunisia. Alla mia famiglia dedico questo traguardo”. Il padre di Hichem lavora nelle miniere della regione di Gafsa, al confine con l’Algeria, uno dei più grandi bacini minerari di fosfato del mondo. Dal 1897 da quei giacimenti, scoperti durante l’epoca coloniale, si estrae fosfato, lo si lava e destina alla produzione di fertilizzanti. Pochi chilometri separano le miniere all’aeroporto di Tunisi: negli stessi anni in cui si arrestano sindacalisti e la polizia uccide manifestanti, il sorriso onnipresente del presidente Zine El-Abidine Ben Ali accoglie milioni di turisti, ritratto nei poster che tappezzano i centri abitati. Quando nel 2010 crescono le proteste popolari dopo 25 anni di governo Ben Alì lascia la Tunisia.

In quel periodo Hichem studia archeologia romana del Nord Africa ad Hammamet. Acquisisce il patentino per guida turistica e per tre anni svolge la professione. Decide di iscriversi alla Faculté Des Lettres Et Des Sciences Humaines di Susa, terza città della Tunisia per popolazione. “Militavo nella Lega della Sinistra Operaia Tunisina, partito della Quarta Internazionale trotskista, che ha determinato il rovesciamento di Ben Ali”, racconta. Quando i Fratelli Musulmani capitalizzano l’effetto domino della Primavera Araba Hichem e i suoi compagni denunciano la vicinanza ideologica del maggior partito islamico con gli estremisti: la democrazia nata dalla Rivoluzione dei Gelsomini era in pericolo, come anche la vita del ragazzo che, nonostante le tensioni, conclude gli studi.

A pochi mesi dalla laurea è costretto a fuggire: “Il 6 febbraio 2013 il nostro leader, l’avvocato Chokri Belaid, è assassinato e il 25 luglio gli integralisti uccidono Mohamed Brahmi della sinistra laica. Ad agosto 2013 il partito capisce che sarei sopravvissuto solo partendo. Sapevo che non sarei più tornato: l’immagine degli immigrati è negativa, ma dire addio è sempre sofferenza. Attraverso la Turchia raggiunsi la Grecia con la scusa del campeggio giovani della Sinistra Internazionale e dopo aver conosciuto militanti italiani della rete Communia andai prima ad Ancona e poi a Roma alla Fonderia occupata di San Lorenzo. Un anno e otto mesi fa arrivai a Milano in RiMaflow, fabbrica occupata di Trezzano sul Naviglio, e sono diventato responsabile del mercatino dell’usato”. Voleva andare in Francia ma in Italia ha trovato amici ed è rimasto per valorizzare arte e cultura.

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