“Se abbiamo avuto toni eccessivi in questi anni sul Sud e i meridionali, chiedo scusa”. Così il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, parlava lo scorso febbraio nel giorno del suo “sbarco in Sicilia” annunciando una nuova fase. E la sua passione meridionalista è proseguita in Puglia con il tour previsto per l’11 maggio. Solo che l’accoglienza non è stata calorosa con lanci di uova e pomodori a Foggia, dove la polizia ha caricato i manifestanti. Stessa tensione a Lecce, solo che in questo caso gli agenti non hanno usato la forza. A Bari c‘è stato un grande dispiegamento di forze dell’ordine, ma non si sono verificate proteste. Salvini ha comunque tirato dritto, parlando di “accoglienza stupenda” in Puglia. Sarà. Evidentemente per lui il Sud si è trasformato in una tale folgorazione da non consentirgli più neanche di riconoscere le contestazioni più plateali.

IL SUD PUO’ ATTENDERE Eppure, carte alla mano, la conversione leghista non trova riscontri nell’attività parlamentare. Ilfattoquotidiano.it ha controllato le proposte di legge del Carroccio depositate in Parlamento dall’inizio di questa legislatura. Tra tutti i testi, solo uno è rivolto al Sud. Si tratta dell’iniziativa in favore dell’Istituzione della zona franca – con l’istituzione di benefici fiscali per vari beni di consumo – a Lampedusa e Linosa, sostenuta dal senatore Giacomo Stucchi. Per il resto non c’è traccia del Mezzogiorno. Al contrario, il Nord è sempre presente tra le priorità dei gruppi parlamentari della Lega. Tra Camera e Senato si contano almeno 25 proposte, che a vario titolo puntano ad avvantaggiare Regioni  o dare contributi alle amministrazioni  settentrionali. Tutto normale, per carità, visto che i parlamentari sono stati eletti in circoscrizioni del nord. Ma rispetto alle promesse, agli impegni e le dichiarazioni d’amore per il Meridione del leader del Carroccio, qualcosa decisamente non quadra.

ROMAGNA MIA Il deputato Gianluca Pini ha molto a cuore l’Emilia-Romagna. Tra i 10 disegni di cui è primo firmatario, quel territorio risulta il suo chiodo fisso tanto da aver avanzato la proposta dell’istituzione della Regione Romagna formata dalle “Province di Forlì-Cesena, di Ravenna e di Rimini” e dai Comuni di “Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Dozza, Fontanelica, Imola e Mordano nella Provincia di Bologna”. E dopo la Regione a sé stante, secondo Pini la Romagna dovrebbe avere anche una propria Università costituita dalle “sedi decentrate di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini” ora ritenute dal parlamentare “mere appendici della prestigiosa università di Bologna, in un’università di serie A”. A completare il quadro ci sono la proposte di istituzione della Corte d’Appello di Forlì, quella del “distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla Regione Marche alla Emilia-Romagna”, e anche del “distacco del comune di Sant’Agata Feltria dalla provincia di Rimini e la sua aggregazione alla provincia di Forlì-Cesena”. Nel menù non poteva mancare il dialetto con la proposta di legge sulla “la tutela del patrimonio linguistico romagnolo e delle sue varianti locali”.

TRA PIEMONTE E BRIANZA Il deputato Stefano Allasia è invece molto concentrato sul Piemonte. Così ha firmato la proposta “in materia di tutela della lingua storica piemontese”. Ma non solo. Nell’elenco delle sue iniziative  c’è “l’attribuzione dello statuto di autonomia provinciale alla provincia del Verbano-Cusio-Ossola” e il “distacco del comune di Carema dalla regione Piemonte e la sua aggregazione alla regione Valle d’Aosta, ai sensi dell’articolo 132, secondo comma, della Costituzione”. Il deputato Paolo Grimoldi ha molto cuore la Brianza. Tre i suoi disegni di legge, fermi nei cassetti della Camera: c’è la “dichiarazione di monumento nazionale e contributo per il recupero, il mantenimento e la conservazione del tracciato storico dell’autodromo di Monza”. Costi previsti? 500mila euro per “interventi di recupero, di mantenimento e di conservazione delle parti storiche del tracciato”. Ancora: la lista della spesa (per lo Stato) include “l’istituzione del Museo delle carrozze storiche lombarde nella Villa Reale di Monza”, con uno stanziamento di 3 milioni di euro. Infine, un altro progetto di Grimoldi punta all’istituzione “del Museo del mobile di design brianzolo-medese”. Ma questo senza aggravi per il bilancio pubblico.

AMORI NORDISTI  All’appello non manca il capogruppo alla Camera, Massimiliano Fedriga. Il presidente dei deputati leghisti ha depositato un testo per chiedere un “finanziamento statale di 10 milioni di euro per lavori di restauro della cinta muraria” del Comune di Palmanova, in provincia di Udine. Obiettivo? “La riqualificazione dello spazio urbano e di immobili di proprietà demaniale”. Non chiede soldi, ma meno tasse il deputato Nicola Molteni che ha proposto “l’Istituzione zona franca nelle province di Como, Sondrio e Varese”. Il senatore Stefano Candiani è sulla stessa lunghezza d’onda con “l’istituzione di una Zona Economica Speciale nella aree territoriali della Lombardia confinanti con la Svizzera”. Il collega di Palazzo Madama, Gian Marco Centinaio, ha pensato invece alla “dichiarazione di monumento nazionale e contributo per l’esecuzione dei restauri interni ed esterni della Basilica di San Michele a Pavia”. E ancora Sergio Divina si è preoccupato di proporre il “distacco del comune di Pedemonte dalla regione Veneto e la sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol e quello dei “comuni di Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana e Rotzo dalla regione Veneto” per aggregarli  “alla regione TrentinoAlto Adige/Südtirol”. Non proprio le regioni meridionali visitate in campagna elettorale.

 

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