Il nodo sta tutto in una parola “bullshit” – “letame di toro” – usata dagli americani per liquidare le idiozie (sì, d’accordo, le traduzioni sarebbero un po’ più grevi). A ottobre 2013, Elon Musk aveva utilizzato il termine parlando a Monaco all’inaugurazione di un centro Tesla:Fuel cells are so bullshit!”, aveva detto, bocciando drasticamente la tecnologia che produce corrente elettrica a bordo del veicolo partendo dell’idrogeno. E poi aveva proseguito esponendo la sua teoria: le fuel cell sono solo un’invenzione di marketing, perché nemmeno il miglior veicolo a idrogeno raggiunge le prestazioni (in termini di peso e di costo) di uno a batteria. Dunque, dice il numero uno della Tesla, per le auto elettriche l’unica soluzione è la mia, quella di accumulare l’energia nelle batterie.

All’epoca nessuno avevo replicato, ma la Toyota deve essersela legata al dito. A distanza di un anno e mezzo, ora che sta lanciando sul mercato la Mirai, il suo primo modello fuel cell di serie, la sezione americana della Toyota ha dato il via a una campagna chiamata “Fueled by everything”, “alimentato con qualunque cosa”, che punta a mostrare che l’idrogeno si può ricavare da fonti rinnovabili e prodotti di scarto. Il primo video della serie? “Fueled by bullsh*t”, in risposta più o meno velata a Elon Musk (in fondo alla pagina). “A volte puzza davvero”, dice il comunicato stampa di Toyota America, che ha uno stile decisamente meno ingessato rispetto a quello della casa madre. “Toyota ha incaricato il filmmaker Morgan Spurlock di mostrare che chiamare i veicoli a fuel cell ‘bullshit’ non è poi così sbagliato”. Il video di 3 minuti ha per protagonisti un allevatore e un ingegnere meccanico che dal letame bovino ricavano metano, da cui poi viene estratto l’idrogeno utilizzato per fare rifornimento alla Mirai.

Toyota Mirai fueled by everything

Per ora quella di Toyota America è davvero più simile a un’iniziativa di marketing che a un lancio commerciale vero e proprio: da fine 2015, quando la Mirai sarà introdotta in California, a tutto il 2017, saranno vendute cumulativamente non più di 3.000 vetture negli Usa. Ma con questa dispendiosa mossa, la casa giapponese rivendica il ruolo di costruttore d’avanguardia, e un giorno potrà dire che è stata la prima a mettere in commercio un’auto di serie a idrogeno, regolarmente presente a listino e non solo attraverso progetti pilota. Se poi davvero nel lungo termine avrà ragione la Toyota, e chi con lei assegna alle elettriche a batterie il ruolo di auto da città, oppure Elon Musk e i 10 miliardi di dollari investiti insieme a Panasonic nella gigafactory” di batterie in Nevada, è presto per dirlo. Intanto è interessante assistere alla partita, fra una palata di bullsh*t e l’altra.

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