Infiltrazioni d’acqua su pareti e coperture, porte forzate e cavi di rame estirpati e rubati. È così che gli ispettori arrivati da Bruxelles hanno trovato il cantiere di quella che dovrà essere la nuova sede della Scuola per l’Europa. La prima visita ufficiale dei commissari a Parma, che aveva l’obiettivo di valutare la qualità didattica dell’istituto affidato alla città ducale da dieci anni insieme all’agenzia europea per la sicurezza alimentare Efsa, è terminata tra qualche imbarazzo con il tour al cantiere della nuova sede della Scuola, un moderno campus capace di ospitare 1200 studenti che aspetta di essere inaugurato dal 2010. I lavori, completati al 90 per cento, sono fermi da due anni e hanno lasciato la struttura all’incuria e al degrado. “Quando sarà l’inaugurazione?” hanno chiesto i commissari di fronte ai rappresentanti del Comune di Parma e dell’istituto. Ma nemmeno l’amministrazione Cinque stelle ha saputo dare certezze sui tempi di consegna.

La scorsa settimana il sindaco Federico Pizzarotti ha rescisso il contratto con l’ati formata dalle ditte Co.Ge e Unieco che si era aggiudicata l’appalto e che per mancanza di risorse ha bloccato i lavori da giugno 2013 in un braccio di ferro con il Comune, che ha chiesto aiuto anche al Governo per uscire dalla situazione di stallo. “Ci aspettavamo che ci fossero i danni nell’edificio, anche se forse alcuni si potevano evitare – ha spiegato l’assessore Marco Ferretti – Ora si aggiungeranno ai costi per terminare l’opera, ma speriamo di poterla riappaltare in tempi brevi”. L’impegno di Comune e Scuola per l’Europa è di chiedere al Governo la massima urgenza sull’opera per aggirare qualsiasi ostacolo burocratico possa subentrare ancora. Se tutto andrà liscio, la nuova sede sarà inaugurata nell’anno scolastico 2016/2017, in ritardo di sette anni sul tempo previsto inizialmente. E sempre che in mezzo non si mettano altre proroghe dovute a eventuali cause legali per la rescissione del contratto. “E’ una situazione assurda – commenta Deborah Stocchi, presidente dell’associazione dei genitori – la scuola di Parma è una delle più preparate e attive a livello europeo insieme a quella di Helsinki per gli scambi internazionali, ma quando vengono gli studenti, nelle in cui siamo dislocati ora, si ritrovano a dover far lezioni sulle scalinate o nei corridoi, a condividere le aule con altri perché non abbiamo un posto adeguato. E la sede c’è, non è un progetto sulla carta, e mancherebbe poco per finirla”. Per completare l’edificio basterebbero all’incirca 3-4 milioni di euro, dopo gli oltre 30 spesi. Soldi pubblici di cui finora nessuno ha potuto usufruire. Senza contare che quella di Parma è l’unica Scuola europea in Italia insieme a quella di Varese, e che il nuovo edificio potrebbe ospitare molti più alunni dei 500 che ci sono ora, rappresentando un’opportunità per tutta la città. “Speriamo – ha concluso Stocchi – che la rescissione dell’appalto sia il primo passo verso la riapertura del cantiere, ma bisogna farne altri. Io voglio vedere entrare mio figlio in quella scuola”.

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