A titolo meramente esemplificativo, per l’acqua potabile il livello di riferimento fissato dalla direttiva Ue per la concentrazione alfa totale è pari a 0,1 Bq/L e i valori misurati nei campioni prelevati nel caso in oggetto risultano circa nove volte superiori.
Carmela Fortunato, relazione Arpab, 27 ottobre 2014

Gli scarti petroliferi del Centro Oli Eni di Viggiano arrivano per la maggior parte a Tecnoparco, provincia di Matera. L’Arpab, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente di Basilicata, decide di eseguire delle indagini sui materiali qui lavorati. E così, il giorno 27 ottobre 2014 la dottoressa Carmela Fortunato, per conto dell’Arpab, presenta un’apposita relazione su due campioni da fanghi e rifiuti solidi e due da acque di “deiezione”. Gli impianti di Tecnoparco non hanno la capacità di “bonificare la radioattività”.

Le analisi sono state fatte perché “da fonti bibliografiche risulta che i rifiuti (acque di produzione, fanghi e tubini delle condutture) prodotti da attività estrattive (pozzi petroliferi o estrazione gas naturale) possono contenere significative concentrazioni di radionuclidi naturali, come effetto delle estrazioni dal sottosuolo e anche attraverso il veicolamento delle acque dagli strati profondi.” Nei campioni solidi si rivela radioattività superiore alla sensibilità strumentale ma notevolmente inferiore ai “livelli di allontanamento” indicati nelle direttive comunitarie.

Nei campioni liquidi, arriva il lupus in fabula: “Per i campioni liquidi della tipologia in esame (acqua di deiezione) non si dispone dei corrispondenti livelli di riferimento. In tali campioni, tuttavia, sono state riscontrate concentrazioni di radioattività, soprattutto di “alfa totale”, solitamente non rilevate nelle matrici analizzate da questo Ufficio (essenzialmente matrici ambientali e acqua potabile). A titolo meramente esemplificativo, per l’acqua potabile il livello di riferimento fissato dalla direttiva UE per la concentrazione alfa totale è pari a 0.1 Bq/L e i valori misurati nei campioni prelevati nel caso in oggetto risultano circa nove volte superiori. Pertanto, in via cautelativa si ritiene opportuno che venga verificato lo stato radiologico ambientale con campionamenti e analisi periodiche delle matrici più rappresentative, quali acque di scarico, acque di falda e acque superficiali, a valle e a monte dell’Impianto.”

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E poi ci sono delle tabelle, in cui -piccoli piccoli – compaiono i valori: 0,879 Bq/L e 0,945 Bq/L. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne fissa i limiti a 0,1 Bq/L.

Dopo qualche giorno, sul sito dell’ARPAB compare un sunto della relazione con opportuni tagli. Mancano paragrafi in cui si ricorda che è inusuale per l’Arpab rilevare concentrazioni di radioattività in zona, e che i valori misurati sono di nove volte superiori a quanto fissato dalle direttive correnti:

Nei campioni liquidi (acque di deiezione contenute nelle autobotti) analizzati, le concentrazioni dei radionuclidi naturali, in particolare quelli della serie U-238, sono risultate comprese tra 0,1 e 1 Bq/litro. In aggiunta, sono state misurate le concentrazioni “alfa” e “beta” totali, i cui valori sono risultati rispettivamente dell’ordine di 1 Bq/L e di 10 Bq/L. Tuttavia per dette “acque di deiezione” non sono disponibili livelli di riferimento specifici. In via cautelativa, al fine di controllare eventuali contaminazioni dell’ambiente, si ritiene opportuno verificare periodicamente lo stato radiologico delle principali matrici ambientali, quali le acque superficiali e le acque di falda, con campionamenti a valle e a monte dell’impianto. Inoltre si suggerisce di analizzare periodicamente anche le acque di scarico.”

Cosa vuol dire “non sono disponibili livelli di riferimento specifici”? Possibile che l’Arpab non sappia dare un contesto a questi dati?  Dire 1 o 10 o 100 Bq/Litro non significa niente se non c’è un punto di riferimento. Secondo l’Arpab, tutti questi becquerel per litro sono tanti? Sono pochi? Sono normali? Cos’è alfa, cos’è beta? Cosa deve capire la persona comune, le cui tasse finanziano l’Arpab e per il quale l’Arpab dovrebbe essere a servizio?  E perché l’Arpan ha cancellato quei paragrafi? Mistero.

Il 26 Novembre 2014 arriva il colpo di scena, ed il “tutt’a posto”, questa volta dal Giornale della Protezione Civile. Secondo l’Arpab, i reflui non sono radioattivi e non c’è nessun rischio. Anzi, la radioattività è bassissima, entro i limiti e senza rischi per la salute e l’ambiente. Il tutto è stato decretato da un “nutrito” gruppo di tecnici fra cui rappresentanti dell’azienda petrolifera. E così l’assessore all’Ambiente di Basilicata, Aldo Berlinguer serenamente conclude che queste analisi consentiranno ai “cittadini di essere più tranquilli e alla Basilicata di diventare un modello virtuoso da seguire”.

Forse i lucani sono ora più tranquilli – ma la domanda resta: che ne facciamo dei dati della Fortunato, elaborati come rappresentante Arpab? Come li dobbiamo interpretare? Erano sbagliati? E quali sono quelli giusti?  O era radioattività che è decaduta invece che in millenni, dopo due settimane?

Le immagini e i dati relativi alla radioattività vera o presunta di Tecnoparco sono raccolti qui

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