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‘Ndrangheta a Milano, pentito: “Mi chiesero di accusare il pm Nobili”

Federico Corniglia, ex riciclatore della malavita organizzata, racconta che l'allora maresciallo del Ros di Verona, Mario Arabia, e l'ispettore della polizia svizzera, Gianluca Calà, gli chiesero di aiutarli a incastrare il pubblico ministero e il superpoliziotto antimafia Carmine Gallo
‘Ndrangheta a Milano, pentito: “Mi chiesero di accusare il pm Nobili”
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Tavolo dei testimoni. Siede Federico Corniglia, ex riciclatore della ‘ndrangheta, ascoltatissimo dalla Procura di Palermo che fino al 2006, anche grazie alle sue indicazioni, ha dato la caccia a Bernardo Provenzano. Ieri ha parlato in un processo a Milano che vede imputato un poliziotto per favoreggiamento e rivelazione di atti coperti da segreto. Si chiama Carmine Gallo ed è considerato l’investigatore italiano più esperto in fatto di lotta alla ‘ndrangheta. Sempre ieri Gallo ha rinunciato alla prescrizione prevista per il 2016. Corniglia è testimone dell’accusa. Racconta del suo interrogatorio in Svizzera, 8 gennaio 2010. “In una pausa il maresciallo del Ros di Verona Mario Arabia e l’ispettore della polizia elvetica Gianluca Calà mi chiesero di fare dichiarazioni accusatorie contro Carmine Gallo e Alberto Nobili”. Pausa. Alberto Nobili, attuale procuratore aggiunto, è stato uno dei magistrati di punta dell’antimafia milanese e con Carmine Gallo, nel 1993, ha gestito le dichiarazioni del superpentito Saverio Morabito. Verbali che hanno dato fuoco alle polveri del maxi-blitz nord-sud su vent’anni di affari delle cosche al nord. Corniglia prosegue: “Mi dissero” che su Gallo e Nobili “avevano indicazioni di rapporti” dei due “con uomini dei clan a Milano”. Rapporti che, però, non emergono dalle carte dell’inchiesta. “Da quel momento in poi – prosegue Corniglia durante il controesame dell’avvocato Antonella Augimeri – ho fatto dichiarazioni accusatorie contro Gallo. In cambio promisero di spostarmi dal carcere svizzero dove stavo in isolamento all’infermeria del carcere di Padova”. La sua deposizione è considerata uno dei cardini dell’accusa che imputa al poliziotto di aver “spifferato” a Corniglia il nome di un’indagine del Ros di Padova e della procura di Venezia che nel 2008 ha portato in carcere una batteria di spacciatori composta da ex estremisti di destra e da reduci della mala del Brenta. In quell’inchiesta, oltre a Corniglia, viene indagato Gallo per droga. Accusa caduta in Cassazione e posizione stralciata a Milano dove il procuratore aggiunto Ilda Boccassini per lui ottiene il giudizio immediato. Dopo le “ritrattazioni” di ieri, i pm Paolo Storari e Francesca Celle hanno ipotizzato l’accusa di calunnia per Federico Corniglia.

da Il Fatto Quotidiano del 5 novembre 2014

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