La recessione colpisce anche l’Information Technology rendendo, anche nel 2014, stagnante il mercato italiano dell’ IT. Ora, però, è arrivato il “punto di non ritorno” per le aziende IT, una fase che impone delle scelte: adeguarsi ai nuovi paradigmi digitali o restare ai margini, perdendo chance di crescita.

I dati confermano la recrudescenza della crisi: salgono al 72% le imprese che destinano meno del 2% del loro fatturato in IT, soglia minima per poter sostenere una politica di crescita, mentre il 34% delle aziende ha un budget IT in lieve crescita, il 31% in diminuzione e il 35% invariato. Un mercato che vale 24.300 miliardi e rimasto di fatto fermo in Italia con uno 0,7 per cento in più rispetto allo scorso anno, dovuto alle performance dei segmenti legati alla trasformazione del digitale.

Dalle tinte poco rassicuranti è il quadro tracciato dal Report Assintel del 2014, la ricerca annuale sul mercato del Software e Servizi IT in Italia effettuata da NEXTVALUE per l’Associazione nazionale imprese Ict di Confcommercio.

Secondo Assintel occorre che le imprese IT italiane procedano una sorta di “mutazione genetica di tipo tecnologico, culturale ed economico”. Una radiografia che viene riassunta nelle parole di Giorgio Rapari, presidente Assintel: “Il divario digitale in senso ampio è oggi la nuova forma di disuguaglianza ed interessa trasversalmente la società civile e quella imprenditoriale. Alle aziende tecnologiche spetta di raccogliere la sfida dell’innovazione per non soccombere alla crisi, diventare “portatrici sane di innovazione” verso i propri clienti, e infine fare massa critica per sollecitare il sistema politico a creare le condizioni necessarie allo sviluppo. Il contesto legislativo, fiscale, infrastrutturale da troppo tempo ci rema contro – conclude – servono cambiamenti concreti e rapidi”. “In un mercato che si consolida, occorre crescere se non si vuole lentamente morire, quale che sia la propria posizione di partenza”, gli fa eco Alfredo Gatti, managing partner di NEXTVALUE, che ha realizzato la ricerca per conto di Assintel.

Ma, accanto alle criticità legate alla dimensione strutturale del nostro contesto economico e politico, il settore è di fronte ad un cambiamento anche di stampo imprenditoriale.

Occorre creare una nuova IT fatta di cloud, web, mobile, digitale, consolidando quanto di meglio ed efficace esprime la “vecchia IT”. La roadmap suggerita per governare la “mutazione” è individuata in otto punti: investire in market-sensing, anticipare le scelte clienti, organizzarsi in modo agile al proprio interno, scegliere se cooperare o competere coni nuovi attaccanti e se comprare o vendere alcune delle proprie aree d’offerta, diversificare o raddoppiare con le iniziative digitali, iniettare competenze digitali nei team di lavoro, e, infine, decidere se mantenere al proprio interno l’ownership della propria trasformazione.

Numeri e trend del mercato IT

L’Hardware continua a contrarsi (-1,6%) trascinato dal declino dei PC, attorno al -20%, e solo in parte controbilanciato dalla crescita di Smartphone (+9,3%) e Tablet (+5%). Il Software tiene banco (+1,1%), rallentato dal segno meno dei Software di Sistema (-4,4%) e dei vecchi Gestionali (-8,3%), mentre i segnali postivi arrivano da Digital Marketing (+29,1%), Internet of Things (+13,6%), Business Intelligence, Analytics e Big Data (+6,2%), connessi con la trasformazione del consumatore digitale. I Servizi IT continuano a decrescere (-1,7%), trascinati dal ribasso delle tariffe professionali. Le note positive sono legate alla consulenza manageriale (+2,1%) e ai servizi di Datacenter (+3,3%), quelle negative riguardano i servizi di System Integration e Sviluppo Software (-3,2%), di infrastruttura (-6,3%) e la formazione (-5,2%). Inarrestabile la crescita del Cloud computing (+22%), sia nella componente classica (+33%) sia in quella di Business Process as a Service (+13%).

Lo studio evidenzia come continuino a calare tutti i segmenti di mercato legati alla spesa pubblica in IT, che, nel contempo, innesca forti dinamiche di downpricing a svantaggio delle aziende dell’offerta.

Tradotto: chi meno si adegua ai cambiamenti tecnologici paga uno scotto più altro, in primis la Pubblica Amministrazione: PA Centrale -4,1%, Enti locali -3,9%, Sanità -3,1%.

Anche il Commercio resta negativo (-1,6%), l’Industria è ferma (-0,2%), mentre tornano a crescere i big spender: Banche (+3,2%), Assicurazioni (+3,1), TLC (+3,3%) e Utility (+4,4%).In lieve ripresa gli investimenti in IT delle grandi aziende (+0,8%), mentre restano negativi quelli di piccole (-3,4%) e micro imprese (-2,3%).

Uno studio, quello dell’Assitel, condotto anche sulla scorta di un panel di 500 aziende cui è stato quanto e come spendono in innovazione.

E’ in corso un trend di progressiva esternalizzazione: il 56% del budget IT è dedicato all’acquisto di prodotti e servizi esterni, in crescita per il 29%. Nell’elenco di quelli già messi in porfolio o in via di inserimento spiccano per il 2015 i progetti legati alla Business Intelligence/Analytics/Big Data (48% dei rispondenti), l’area del Content Management (44%) e quella degli ERP (36%). Gli investimenti con intenzione e priorità maggiori sono quelli in Business Analytics e Big Data, a seguire quelli in CRM e in Datacenter-on-premises.

Quello di Assintel è un deciso campanello d’allarme, il rischio è di perdere la sfida della modernizzazione del paese.

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