Sorride Daniele Molgora, bresciano, presidente dalla scorsa primavera della società Centropadane, che gestisce l’autostrada Brescia-Cremona-Piacenza. “Ci hanno lasciato in mezzo al guado, e possiamo modificare anche una sola consonante che la storia non cambia di una virgola”. Ma adesso lo Stato è obbligato a pagare la bellezza di 244 milioni, avendo perso la causa intentata dall’azienda – che opera da tre anni mediante una concessione in proroga – contro il ministero delle Infrastrutture. Lo ha deciso nei giorni scorsi il Tar di Roma, pronunciandosi sul ricorso presentato da Centropadane che chiedeva il risarcimento per lavori effettuati durante gli anni della prorogatio. Proprio per il bando di gara fermo, scaduto e non più indetto, che la società con sede a Cremona aveva sollecitato il ministero. Non ricevendo alcuna risposta, l’ha citato in giudizio chiedendo tale cifra. E ha vinto.

La sentenza è una notizia positiva per gli amministratori e i 215 dipendenti (di cui 5 dirigenti) della società, capitale sociale 30 milioni di euro. Tre milioni di euro, invece, l’utile con cui si è chiuso il 2013. Un risultato positivo per il margine operativo lordo, che cresce quasi del 10% rispetto al 2012, nonostante il traffico sia calato sia per quanto riguarda i mezzi pesanti che leggeri. E ora, dopo il pronunciamento del tribunale amministrativo, che scenari si aprono? Tre sostanzialmente le prospettive. La prima: lo Stato paga, “ma dubito che abbia le risorse per farlo”, osserva Molgora. La seconda: il ministero resiste in giudizio, “ma dubito abbia motivazioni così solide per continuare la causa”. La terza, “la più probabile” secondo Molgora: nella difficoltà di erogare le somme, il ministero potrebbe modificare la concessione, così come prevede lo Sblocca Italia annunciato dall’esecutivo, rinnovando la concessione per tot anni. Quanti? Numeri Molgora non ne cita, anche se i calcoli delle quote d’ammortamento sul debito di 244 milioni consentirebbero a Centropadane di gestire i 90 chilometri di autostrada fino al 2041. Ma precisa che “l’orizzonte su cui lavorano società come quelle autostradali, che devono costruire infrastrutture importanti (Cremona-Mantova, il terzo ponte sul Po e completamento della Ospedaletto-Montichiari sono alcune di esse, ndr) è di decine di anni”.

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