In Giappone “girano” (nel vero senso della parola) già da un paio di anni. Si chiamano “Tosatsu-kutsu” (“scarpe furtive”), si acquistano online (circa 200 euro) e hanno l’aspetto di normali scarpe da ginnastica. In realtà nascondono un minitelecamera rivolta all’insù che nella maggior parte dei casi serve a “rubare” immagini intime di donne e ragazzine in treno, metropolitana, scale mobili, ristoranti e altri luoghi più o meno affollati. Una delle tante forme – più o meno innocue, più o meno socialmente/legalmente consentite – di cui è ricco il mondo, neanche poi troppo sommerso e sicuramente tra i più variegati e sofisticati al mondo, della locale “Perversione”.

Fatevi un giro sulla rete, anche in lingua inglese (ma quella indigena è estremamente più ricca), digitando la parola hentai e potrete farvene un’idea. Ma non è del mondo delle perversioni più o meno lecite o nascoste dei giapponesi che intendo parlare oggi. Quanto del metodo – un mix (efficace, bisogna dire) tra stato di polizia e socialpaternalismo – con il quale le “autorità” hanno, per ora, deciso di affrontare il fenomeno. Con gran successo, parrebbe. Produzione, vendita e uso delle videoscarpe non sono, al momento vietate.

Per cui, aldilà della flagranza di reato (in Giappone oramai da tempo sono in vigore leggi molto severe contro lo stalking e le molestie sessuali in genere) la polizia potrebbe fare ben poco per arginare e bloccare il fenomeno. Non potrebbe, ma di fatto agisce. E come avviene in altri casi meno “socialmente” giustificati, approfitta della proverbiale “collaborazione” dei cittadini, il cui rifiuto potrebbe essere scambiato per complicità, e dalla loro scarsa consapevolezza dei propri diritti per affrontare il problema. Verificata la pericolosa crescita del fenomeno a Kyoto, la polizia locale ha fatto irruzione in uno dei pochi negozi che vende queste strane scarpe, arrestando il titolare, in base ad una vecchia e ambigua legge, per sospetta violazione dell “ordine pubblico”.

Non che facessero sul serio: nel Giappone d’oggi – dove la discrezionalità dell’azione penale consente un tasso di condanna del 99,9% – dubito che una qualsiasi procura possa decidere di rinviare a giudizio per un reato del genere. Molto più che una improbabile condanna (suscettibile di creare perplessità sociale) può infatti il potere persuasivo della polizia. E così è stato.

Dopo appena tre giorni (la legge sul “fermo” ne consente addirittura 23, rinnovabili) il sospettato ha “patteggiato” e se l’è cavata con una piccola ammenda: 500 mila yen, poco più di tremila euro. Ma in cambio della sua magnanimità, la polizia ha ottenuto la stampata di tutti i clienti che avevano acquistato nei mesi precedenti il prodotto, con tanto di dati personali, indirizzi, carte di credito e quant’altro potesse servire alla loro individuazione. E qui comincia la fase più interessante. Senza ovviamente alcun mandato, la polizia è andata a trovare, a casa, tutti gli acquirenti.

Ha bussato, si è fatta aprire e, a seconda della situazione (trattandosi di questione delicata, si sono guardati bene dal parlarne in presenza di eventuali consorti e familiari) li ha “convinti” a “collaborare”. Cioè a consegnare le scarpe o a distruggerle in loro presenza. Tasso di ottemperanza “volontaria”: 100%. Così almeno, sostiene il quotidiano giapponese Mainichi, che cita fonti interne della polizia e fornisce copia della “richiesta volontaria di disporre” fatta firmare agli acquirenti dalla polizia.

Un’efficienza sconvolgente. Alcuni acquirenti, residenti fuori dalla prefettura di Kyoto, sono stati comunque raggiunti dagli agenti, previa “nulla osta” delle varie autorità di polizia locali, che l’hanno concesso pur non avendo in corso sul loro territorio lo stesso tipo di “campagna preventiva”. Resta da vedere ora se l’efficace iniziativa verrà “copiata” da altre “questure” (in Giappone la polizia è fortemente decentrata) e se il fertile e vispo mondo hentai non riuscirà a trovare vie alternative per soddisfare la forte domanda voyeuristica. Resta una domanda, che nessun media giapponese pare si sia posto ma che a noi maliziosi occidentali viene spontanea. Ma poi queste scarpe che fine fanno? Vengono davvero distrutte?

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