Ha subìto un iter travagliato, è stata subissata da polemiche, smussata da piccoli aggiustamenti. Ma alla fine ha superato la prova del nove. E’ stata approvata all’alba di stamani (11 settembre) dal Consiglio regionale della Toscana, dopo una lunga maratona notturna, la nuova legge elettorale regionale, che sarà presto messa alla prova: nella prossima primavera si voterà per la scelta del governatore e della nuova assemblea.

E’ rimasto così intatto l’impianto siglato nel luglio scorso, frutto di un accordo fra il segretario regionale del Partito democratico Dario Parrini, renziano di ferro, e Massimo Parisi, il coordinatore regionale di Forza Italia, braccio destro di Denis Verdini. Un modello chiaramente ispirato a quello già adottato per la predisposizione del testo dell’Italicum, la bozza di legge elettorale nazionale, la cui struttura è uscita da un accordo fra il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e lo stesso Denis Verdini.

La Toscana ha dunque approvato a tempo di record la proposta e fa da apripista a quella che sarà la partita nazionale. Una modalità che non è piaciuta proprio a tutti. Tant’è che ben sette dei 24 consiglieri del Pd, partito di maggioranza relativa nell’assemblea regionale, hanno deciso di non partecipare al voto dopo essersi visti bocciare gran parte degli emendamenti presentati per eliminare il listino bloccato e limitare le soglie di sbarramento (fissata al 10 per cento per le coalizioni, 5 per cento per i partiti che non facciano parte di coalizione, 3 per cento per i partiti che facciano parte di una coalizione).

Le proteste ci sono state da sinistra, ma anche da destra. Curiosa quella di Fratelli d’Italia, i cui consiglieri si sono presentati in aula con una maschera raffigurante per metà il volto del premier Matteo Renzi, per l’altra metà quello del coordinatore di Forza Italia Denis Verdini. I tre rappresentanti “meloniani” avevano consegnato alla presidenza circa 8.000 emendamenti per ostruire il passaggio della legge. Fra questi anche uno, illustrato per burla dal consigliere Paolo Marcheschi, che avrebbe previsto l’istituzione di un collegio disegnato appositamente per “i due comuni più importanti d’Italia: Rignano sull’Arno e Campi Bisenzio, entrambi in provincia di Firenze, paesi originari proprio di Matteo Renzi e Denis Verdini.

La legge è stata approvata con 33 voti favorevoli e 12 contrari. Otto in totale i consiglieri che non hanno partecipato al voto. La nuova normativa prevede l’elezione diretta del presidente della Giunta regionale, con eventuale doppio turno nel caso in cui nessun candidato superi la soglia del 40 per cento. Tornano le preferenze (se ne possono esprimere fino a due) con alternanza di genere, ma resta anche, rispetto alla vecchia legge, un listino regionale facoltativo blindato, che potrà avere un massimo di tre candidature. I premi di maggioranza previsti sono alti e ricordano per questo l’impianto dell’Italicum: 60 per cento se il presidente eletto ha conseguito più del 45 per cento dei voti; 57,5 per cento se il candidato eletto ha conseguito tra il 40 ed il 45 per cento dei voti validi nel primo turno di votazione. 


Approvato a maggioranza un emendamento che semplifica gli adempimenti per la presentazione delle liste per quelle espressione di gruppi già rappresentati in Consiglio e costituiti almeno sei mesi precedenti la data di convocazione dei comizi elettorali. Approvati anche due modifiche sull’opzione obbligatoria per gli eletti sia come candidati regionali che come candidati circoscrizionali e sul disegno della scheda elettorale. Si è inoltre introdotta una nuova disposizione con la quale si prevede che, qualora un elettore esprima tre voti di preferenza, si considerano validi i primi due espressi in favore di candidati di genere diverso.

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