“Obama, la tua politica estera in Iraq doveva servire a proteggere gli americani. Perché allora io devo morire?”. Lo sguardo fisso in camera che non tradisce emozioni, l’uomo chiede al capo della Casa Bianca conto della sua imminente messa a morte. L’ostaggio è in ginocchio, sullo sfondo un paesaggio desertico. Al suo fianco, in piedi, un uomo vestito di nero che brandisce un coltello. Dopo James Foley, è toccato anche a Steven Sotloff: il giornalista statunitense ostaggio dei jihadisti dello Stato Islamico dal 2013, è stato ucciso. Decapitato, esattamente come l’altro reporter statunitense, la cui messa a morte era stata diffusa in un video il 19 agosto. Ancora un’esecuzione, un video anche in questo caso – dal titolo “Un secondo messaggio all’America” – cui affidare un nuovo monito a Washington: 2 minuti e 46 secondi in cui un boia dopo un lungo discorso contro gli Stati Uniti taglia la gola al giornalista, prima di minacciare di morte anche un altro ostaggio, l’inglese David Cawthorne Haines che appare nel filmato. Il linguaggio visivo e quello del jihadista è lo stesso rispetto al filmato in cui l’Isis sfidava il mondo mostrando la morte del reporter del Global Post: ambientazione simile, ostaggio vestito con una tuta arancione simile a quella dei prigionieri di Guantanamo, regia di stampo molto occidentale elaborata con immagini riprese da almeno due telecamere. A ripetersi è, soprattutto, l’orrore: il filmato si conclude con un fermo immagine del corpo dell’ostaggio decapitato. Sotloff era stato rapito al confine tra Siria e Turchia ad agosto del 2013 mentre lavorava come freelance per Time, National Interest e MediaLine. Nel video il boia ha ancora una volta un forte accento inglese: secondo gli analisti, potrebbe essere lo stesso responsabile della morte di Foley, che i media britannici hanno soprannominato Jihadi John. Il messaggio è chiaro: nel filmato, prima di accostare il coltello alla gola del reporter, il boia si rivolge alla telecamera dicendo: “Sono tornato, Obama, e sono tornato per la tua arrogante politica estera contro” l’Isis. 

 La decapitazione è “un’occasione per avvertire i governi che entrano in questa malvagia alleanza con l’America contro lo Stato Islamico: si tirino indietro e lascino il nostro popolo in pace”. Così il boia chiude la sua tirata anti-Usa. La trascrizione del video è stata diffusa dal SITE stesso. Inizialmente parla Sotloff: “Sono Steven Joel Sotloff. Sono sicuro che a questo punto sapete esattamente chi sono e perché appaio davanti a voi. E ora ecco il mio messaggio. Obama, la tua politica estera di intervento in Iraq avrebbe dovuto servire a tutelare vite e interessi americani, così perché adesso io pago il prezzo della tua interferenza con la mia vita? Non sono un cittadino americano? Hai speso miliardi di dollari dei contribuenti e abbiamo perso migliaia di uomini in combattimenti precedenti contro lo Stato Islamico, qual è dunque l’interesse del popolo a riaccendere questa guerra?”.

Sotloff prosegue: “Per il poco che so di politica estera ricordo il tempo in cui non potevi vincere un’elezione senza promettere di riportare le truppe indietro da Iraq e Afghanistan e di chiudere Guantanamo. E ora siamo qui, verso la fine del tuo mandato: non hai raggiunto nessuno di questi obiettivi e stai ingannevolmente conducendo il popolo americano verso il fuoco”. La parola, quindi, passa al boia: “Sono tornato, Obama, e sono tornato a causa della tua arrogante politica estera verso lo Stato Islamico, a causa della tua insistenza a bombardare e (non chiaro) sulla diga di Mosul nonostante i nostri avvertimenti. Tu, Obama, hai guadagnato dalle tue azioni solo un altro cittadino americano. Fintanto che i tuoi missili continueranno a colpire il nostro popolo, i nostri coltelli continueranno a colpire il collo del tuo popolo”. Infine l’avvertimento agli alleati dell’America: “Si tirino indietro e lascino il nostro popolo in pace”.

Dopo la decapitazione, il video si chiude con l’inquietante immagine del giornalista inglese David Cawthorne Haines, mostrato in ginocchio, con la stessa tuta arancione di Sotloff e Foley, un riferimento ai detenuti di Guantanamo. Haines è un ex soldato britannico che ha lavorato per una serie di organizzazioni umanitarie ed è stato rapito in Siria all’inizio del 2013. Lo scrive Nbc News, secondo cui una dirigente di una organizzazione civile di peacekeeping, Nonviolent Peaceforce, ha affermato che Haines lavorava per loro nel 2012, in Sud Sudan, e quando è stato rapito nel 2013 era al lavoro in Siria per un’altra organizzazione umanitaria. Il Wall Street Journal riporta la testimonianza di una fonte dell’amministrazione Usa secondo cui anche l’ostaggio britannico sarebbe già stato ucciso lo stesso giorno dei due colleghi.

Lo scorso 19 agosto i jihadisti dell’Isil avevano diffuso un altro video, intitolato “Messaggio all’America“, in cui mostravano la decapitazione del giornalista Usa James Foley. Gli estremisti definivano l’esecuzione una risposta ai recenti attacchi aerei condotti dagli Stati Uniti in Iraq e, al termine di quel video, mostravano il reporter Steven Sotloff minacciando che avrebbero ucciso anche lui nel caso in cui Washington non avrebbe accolto le loro richieste. Secondo fonti dell’intelligence occidentale, è possibile che il giornalista statunitense sia stato decapitato lo stesso giorno di Foley e che i jihadisti abbiano deciso di distanziare la pubblicazione dei due video. Mentre secondo la Cnn l’esecuzione risalirebbe a qualche giorno fa. Pare che il filmato sia stato girato domenica e con una telecamera diversa da quella usata per Foley. A confermarlo anche l’aspetto di Sotloff: nel video diffuso stasera ha un po’ di barba, mentre nel filmato dove compare dopo la decapitazione di Foley è completamente rasato. Probabilmente, riferisce la Cnn, è stato ucciso in un luogo diverso da quello di Foley.

La Casa Bianca ha subito detto che valuterà l’autenticità del filmato, aggiungendo però che “le nostre preghiere e i nostri pensieri sono con la famiglia. Gli Usa hanno dedicato tempo e risorse al salvataggio di Sotloff”, ha detto il portavoce Josh Earnest. Mentre il Dipartimento di Stato Usa lo ha definito “un atto terrificante”. Stessa reazione da parte del premier britannico, David Cameron: “E’ disgustoso e spregevole”. Per ora di certo c’è solo che Obama, si consulterà con gli alleati della Nato su ulteriori azioni contro l’Isis e per lo sviluppo di una ampia coalizione internazionale per l’attuazione di una completa strategia nella lotta all’Isis. E che il presidente ha autorizzato l’invio di altri 350 soldati in Iraq per aiutare a proteggere l’ambasciata americana e altre strutture Usa a Baghdad. Lo ha fatto sapere la Casa Bianca, precisando che il numero dei militari Usa in Iraq ha superato mille e che le nuove truppe non avranno un ruolo di combattimento. Il premier britannico, da parte sua, presiederà questa mattina un vertice del Comitato Cobra per le emergenze per discutere delle ultime minacce dell’Isis.

Lo scorso 28 agosto la madre di Sotloff aveva lanciato un appello video per la sua liberazione in cui si rivolgeva direttamente al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, dicendo che il figlio non doveva pagare per le azioni del governo Usa e che, in quanto giornalista, lui si interessava ai deboli e agli oppressi. “Tu, il califfo, puoi garantire l’amnistia. Ti chiedo per favore di rilasciare mio figlio, di usare la tua autorità per risparmiare la sua vita”, diceva la donna nel video. Adesso, “i familiari sanno del video e sono in lutto”, ha detto un portavoce.

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