A questo giro non è bastato navigare a vista: quando ormai mancava una manciata di giorni alla fine della stagione, è scoppiato il caos GoinSardinia. Non una tradizionale compagnia di navigazione, ma un consorzio di soci (soprattutto albergatori, ristoratori del Nord Sardegna) che, dallo scorso anno, per contrastare il cosiddetto caro-traghetti da e per l’Isola ha tentato l’impresa. Biglietti più bassi del 20-30 % per recuperare la diserzione dei turisti e dei sardi di rientro. Logo e messaggio coincidono: rosso e blu per la scritta GoinSardinia. La ricetta è la stessa della naufragata Flotta sarda (partecipata regionale): navi a noleggio solo nel periodo estivo, entusiasmo e partecipazione. E soprattutto la guerra dichiarata alle lobby del mare: “Abbiamo scelto di non arrenderci per non soccombere a causa del Cartello che ci è stato imposto”. Il riferimento va al presunto accordo tra Moby, Snav, Grandi Navi Veloci e Marinvest multato dall’Antitrust, ma poi scagionato dal Tar.

La cronaca è nota: si parte, non si parte – Fino alla decisione estrema: sospensione delle corse tra Olbia e Livorno, 20mila passeggeri a piedi spesso con auto a seguito, in un periodo di calca nei porti sardi. C’è chi ha passato la notte fuori, chi ha usufruito di una stanza gratis; tutti comunque in fila alle biglietterie per pagare la traversata di due persone anche 500-600 euro, a proprie spese. Sul fronte informazioni ufficiali della compagnia scarni sms e nulla più, telefono staccato, mail a vuoto. Solo l’assicurazione di un futuro rimborso con un modulo da compilare online. Poi la situazione è stata presa in carico dall’Unità di crisi istituzionale, Capitaneria di porto del Nord Sardegna e la Regione che, secondo le dichiarazioni dell’assessore al Turismo Francesco Morandi, è stata informata appena qualche giorno prima. Solo a fine agosto, infatti, è arrivata la lettera indirizzata anche al premier Renzi e al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sui problemi di liquidità del consorzio. Un allarme, tardivo e subito ritirato, sulla difficoltà ad ottenere “credito a breve per l’acquisto di carburante necessario”.

Il contenzioso tra sardi e greci – L’armatore di riferimento è il greco Anek, la nave si chiama El Venizelos e ora ha già lasciato l’Italia perché non è stata accolta la richiesta di blocco giudiziario. Le versioni fornite sono, ovviamente, contrastanti. I greci sostengono di aver utilizzato la clausola di ritiro per il nolo non pagato (circa 20mila al giorno, con cadenza quindicinale, 45mila al dì il costo del carburante), i sardi del consorzio puntano il dito contro le inadempienze contrattuali su prestazioni e standard. Intanto la Procura di Tempio Pausania ha aperto un fascicolo, e indaga anche la Capitaneria di porto. In ballo c’è la responsabilità della soppressione della corsa. Mentre si preparano i ricorsi delle associazioni dei consumatori: una maxi class action.

Fine corsa, fine esperimento?– Dal lancio del 2013 i collegamenti erano stati dimezzati, da due a uno. Sparita la tratta Civitavecchia-Olbia, con una novità: la Livorno-Arbatax, ma solo una volta a settimana. Nella società consortile a responsabilità limitata (in tutto 200 soci) sono entrati infatti alcuni imprenditori ogliastrini con quote da 500 ai 5mila euro. Anche lo scorso anno, a settembre, il finale ha riservato disguidi, con il traghetto Kriti in panne. Ma i soci non si sono persi d’animo e sono ripartiti con l’intento di aumentare i 115mila passeggeri trasportati. Ora, smaltita in parte l’emergenza, è apparsa una nota sulla pagina Facebook firmata dall’ufficio stampa. Oltre alle dichiarazioni di rammarico, si puntualizza che: “Goinsardinia non è fallita, non ha chiuso i battenti”. E si ribadisce la buona fede del progetto “che trova radice nell’insopprimibile istinto di sopravvivenza degli operatori turistici della Sardegna che erano ormai destinati alla chiusura dei propri esercizi per l’elevato costo dei trasporti”. In coda l’annuncio di una conferenza stampa chiarificatrice. Resta impossibile qualsiasi contatto: cellulari spenti, fax inserito al primo squillo del telefono fisso.

Le ombre interne – Con le accuse e le carte bollate arriva il momento degli avvocati. Il fronte dei soci non è, però, del tutto compatto, le prime crepe già nella scorsa primavera. Così ricostruisce i fatti Salvatore Deiana, legale di nove imprenditori che si muoveranno contro il consorzio: “Il disastro imprenditoriale a livello nazionale nasce per due motivi: cattiva gestione interna e giochi sporchi dell’armatore”. A ilfattoquotidiano.it spiega che, ad aprile, è stato cambiato lo statuto e sono arrivate le dimissioni in massa dei consiglieri. Così il presidente Giampaolo Scano è stato nominato amministratore delegato unico. I motivi della spaccatura, spiega Deiana sono “le mancate risposte sulla contabilità e sul bilancio. E – sottolinea – mi è stato riferito un mancato versamento di Iva per 500mila euro e altri debiti per 900mila euro”. Ma ancora i documenti devono essere esaminati: “Anche a me – dice l’avvocato – arrivano notizie frammentarie ottenute dai clienti per via traverse, tutte da verificare. Come i lavoratori in nero o la necessaria fidejussione per il pagamento carburante – da un milione di euro – che non è stata versata alle banca ma data direttamente all’armatore”. Un errore definito strategico e, forse, fatale.

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