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Gioacchino Genchi reintegrato: ora Maroni chieda scusa

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Roberto Maroni ora dovrebbe chiedere scusa a Gioacchino Genchi. Scrive il Tar Sicilia: “Il potere disciplinare è stato utilizzato per un fine diverso da quello previsto. È stato usato per allontanare dalla polizia un personaggio scomodo”. Con queste due righe il Tar Sicilia riabilita Gioacchino Genchi e muove pesanti nubi sul ministero dell’Interno che all’epoca, era il 2009, lo sospese dalla Polizia di Stato e dal suo ruolo di vicequestore aggiunto. Il ministro dell’epoca era appunto Maroni. Sospensione annullata, quindi, dalla prima sezione del Tar Sicilia che aggiunge: “Solo con una visione d’insieme di come si sono succeduti nel tempo i provvedimenti adottati dall’amministrazione dell’Interno nei confronti del dottor Genchi è possibile esperire il sindacato di legittimità affidato a questo giudice. In quel periodo il ricorrente – che prima non era mai incorso in procedimenti disciplinari e aveva svolto una carriera esemplare, costellata di numerosi successi e lusinghieri giudizi, non poteva non trovarsi in una particolare condizione psicologica”.

Erano gli anni in cui Genchi, ex consulente dell’ex pm Luigi de Magistris, veniva accusato di essere il “grande orecchio”, una sorta di “spione” dedito a controllare utenze delicatissime, con procedimenti aperti nei suoi confronti che poi, sottolinea il Tar, si sono poi conclusi tutti “positivamente”. Un periodo in cui, continua il giudice amministrativo, Genchi “si sentiva ‘vittima’ di quelle stesse istituzioni per la tutela delle quali aveva sempre operato con spirito di servizio”. Se le esternazioni di Genchi possono considerarsi sopra le righe, insomma, e la valutazione disciplinare non può considerarsi “del tutto positiva”, la sanzione subìta è comunque abnorme.

Parliamo del botta e risposta con i giornalista Gianluigi Nuzzi su Facebook, nel quale il primo accusava Genchi di essere un bugiardo, per aver negato d’aver effettuato indagini patrimoniali, e il secondo lo accusava di essere al servizio del suo editore, continuando a smentire di averle mai effettuate. In seguito, al congresso dell’Idv, Genchi sostenne che l’aggressione subita da Berlusconi – quando Tartaglia lo ferì colpendolo con una statuetta della madonnina del Duomo – fu “miracolosa” perché salvò l’ex premier da “imminenti dimissioni”. Sanzioni abnormi, secondo il Tar, perché è stato “violato palesemente il diritto di libera manifestazione del pensiero”: Genchi “non ha mai proferito espressioni dal significato offensivo e implicante il disprezzo per le istituzioni”.   

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