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Caso Geithner, golpe? No, autogolpe

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Trovo assolutamente legittimo che si discuta delle dichiarazioni del ministro Geithner che ha adombrato l’ipotesi di un complotto internazionale per eliminare il governo Berlusconi.

Altrettanto legittime sono le urla di dolore dell’ex cavaliere e dei suoi fedelissimi raccolti nel ridotto di Arcore.

Naturalmente consentiranno, a chi berlusconiano non è mai stato, di formulare qualche interrogativo.

Perché le “vittime” del complotto votarono a favore del loro “carnefice” Monti? Quale perversione sadomasochista li costrinse a rivotare Napolitano?

Ed ancora quale potenza straniera, tanto per fare un esempio, costrinse l’ex cavaliere ad assumere il mafioso Mangano, a frequentare Ruby, a tirare in ballo i Mubarak, ad abbracciare i Ghedaffi, a farsi dileggiare in Europa, a costringere il parlamento ad approvare le leggi della vergogna a tutela dei suoi interessi.

Queste e molte altri sono state le scelte che hanno alimentato ovunque sospetto e diffidenza e che, probabilmente, hanno indotto non solo qualche governante americano, ma anche tedesco, francese, inglese, brasiliano, cinese, sudafricano, e forse anche islandese, a fare il tifo per la sua uscita di scena.

Chi oggi denuncia il “golpe” dovrebbe correre al più vicino posto di polizia e autodenunciarsi per “concorso in autogolpe”.

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