Ieri sera sono rimasto a casa. Non mi accadeva da un po’. Decido di bombardarmi di talk show
– A Otto e mezzo ci sono Emiliano e Toninelli: bella puntata, tra politici che hanno contenuto e sanno confrontarsi. 
– A Ballarò c’è la Lorenzin che gira drammaticamente a vuoto. Giovanni Valentini predica nel deserto. Giorgia Meloni si conferma per distacco, con Crosetto, la migliore del centrodestra italiano (però non contano una mazza con Fratelli d’Italia, e lo sanno). Gasparri è in difficoltà, sia perché sa di essere Gasparri e sia perché davanti ha la Picierno. Parlando con lei, Gasparri avverte la strana sensazione di apparire in confronto quasi arguto. E giustamente ci rimane male, perché non ci è abituato. Nel frattempo la Picierno, con vivo sprezzo del ridicolo e profilo ardito à la Santanché di sinistra (oddio, di sinistra: demitiana-bersanian-renziana, che è diverso), si rivela – tra uno scontrino e un delirio – quel che è: non una politica, e questo è vieppiù evidente, bensì un trojan horse astutamente creato da Casaleggio per sabotare Renzi. Il M5S l’ha programmata per sbagliare tutto, anche il cognome che entra nei trending topics su Twitter: “picerno“, peraltro minuscolo. Aiutatela. O formattatela: nessuno si merita gogne simili.
Porta a porta c’è Matteo Renzi, che si conferma molto in espansione sondaggistica (nonché adiposa) e molto in forma (verbale). Scherza, ride, fa il simpatico. E tutto sommato gli riesce. La domanda più cattiva che riceve è: “Davvero si alza alle 4 e mezzo del mattino?“. Perfino lui, non mancando di sghignazzare, ammette che i servizi “sono un po’ agiografici“. Attendiamo sempre che, prima o poi, Renzi – che con le parole ci sa fare – accetti un confronto in tivù anche con un Gomez o un Travaglio, un Padellaro o un altro a vostra scelta di quel gruppo giustizialista manettaro lì.
– A Matrix c’è Luca Telese che – tra un bel servizio e l’altro – si occupa di temi oltremodo decisivi per l’umanità, tipo il cartello che la security smandruppata del M5S ha fatto togliere a un contestatore di Piombino. Roba forte. Se Telese scoprisse che Grillo non ha tirato la sciacquone in un bagno pubblico di Pietra Ligure nel ’70, ci farebbe uno speciale di tre ore, magari intervistando la De Pin per rimarcare “la mancanza di democrazia diretta che Grillo ha sempre avuto, anche quando andava in bagno”. Si rivede la monumentale De Micheli, encomiabile sfollatrice di consensi, che dopo aver azzerato Bersani e Letta ci tiene a impallinare pure Renzi. E si impegna assai per riuscirci. Il ruolo di devastatore di consensi grillini spetta invece a Martinelli, un ameno mix tra Piero Becchi e Capezzone, però peggiore di entrambi perché meno preparato e financo meno simpatico. Martinelli, che fu chiamato a gestire la comunicazione M5S alla Camera ma durò meno di Tabarez al Milan (i deputati non reagirono benissimo), è a sua volta il malware creato dal Pd per arginare la crescita dei 5 Stelle, solo che non se lo fila nessuno e fa molti meno danni della Pic(i)erno. 
– A Night Desk, su La7, c’è Di Stefano (5 Stelle) che sbuffa mentre parla Fiano, che purtroppo non è un vino bianco ma un parlamentare Pd. 
– A Linea Notte, su RaiTre, c’è Fratojanni (Sel) che giustamente stigmatizza con veemenza il comportamento vile di chi ha plaudito i condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi. Alemanno – Alemannoooooooo – si inalbera e dice che chi applaudiva lo faceva perché ritiene innocenti i tre condannati. “E poi basta con questi attacchi che squalificano le forze dell’ordine!”. Quindi, per Alemanno, la colpa è di Fratojanni.
Che dire? Menomale che esco tutte le sere.

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