Un’ora e mezza di confronto su economia, integrazione politica, immigrazione, diritti civili e digitali, euroscetticismo e politica estera. Per la prima volta nella storia a Maastricht (Paesi Bassi) si sono confrontati i candidati alla presidenza della Commissione europea: Jean-Claude Juncker (lussemburghese, popolare), Martin Schulz (tedesco, socialista), Guy Verhofstadt (belga, liberale) e Ska Keller (tedesca, verde). Assente Alexis Tsipras, il candidato greco della sinistra europea. Si replicherà il 15 maggio al Parlamento europeo di Bruxelles, dieci giorni prima del voto. 

Euroscetticismo
Non a caso per questo dibattito, primo assoluto nella storia dell’Ue, è stata scelta Maastricht, la città del trattato che fissa le regole politiche e i parametri economici necessari per l’ingresso dei vari Stati aderenti nella suddetta Unione e per l’adozione della moneta unica, l’euro. Quasi una dichiarazione di sfida unificata dei quattro candidati rivolta all’euroscetticismo crescente in tutta Europa. Ed è proprio qui che si parla di Italia, con Guy Verhofstadt che chiede a Jean-Claude Juncker come fa a sopportare nel suo Ppe uno come Berlusconi, “un euroscettico che vuole lasciare l’euro” e che “fa dichiarazioni come quelle di questi giorni”. Secca la replica di Juncker: “Ho già detto oggi quello che penso. Sono stufo delle dichiarazioni inaccettabili di Berlusconi che mettono un politico contro un altro”. Secondo Schulz gli euroscettici “sono solo bravi a protestare me non offrono soluzioni”, mentre la giovane Keller (32 anni) propone di “ascoltarli a dare a loro risposte concrete”. 

Crisi e ripresa economica
Al dibattito la parola “austerity” non è stata praticamente pronunciata, ma tutti hanno sottolineato la necessità di rilanciare la crescita e creare nuovi posti di lavoro. “Il 97 per cento degli europei vive con pochi euro. Voglio cambiare la loro vita prima che i trattati Ue”, ha attaccato Schulz mentre la Keller ha sottolineato che “bisogna creare posti di lavoro accettabili”. Ma come rilanciare concretamente l’economia europea e risolvere la crisi del debito? Verhofstadt, da buon liberale, non ha dubbi: “Risolvere le contraddizioni del mercato unico e creare un mercato unico dei capitali per incentivare gli investimenti a livello europeo” ma “non è permettendo ai Paesi in crisi di spendere di più che si uscirà dalla crisi”. Più rigido su questo punto è Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo) che si oppone agli eurobond (condivisione del debito tra i Paesi dell’eurozona) “a patto che siano rispettate certe condizioni di stabilità e di maggior controllo di Bruxelles sui bilanci nazionali”, una posizione che rispecchia quella di Angela Merkel, vero sponsor di Junker alla Commissione europea. Anche se d’accordo in linea di principio sugli eurobond, Schulz ammette che “oggi non c’è accordo tra i Paesi Ue e non solo in Germania”.

Immigrazione
Su questo punto sono d’accordo tutti, anche se con qualche sfumatura. Netta la posizione di Verhofstadt: “Abbiamo bisogno di una politica comune di immigrazione legale”. Mentre Schulz si dice d’accordo e la Keller invita ad “estendere il concetto di richiedente asilo”, Juncker precisa che “non possiamo accettare tutta la miseria del mondo”, facendo così intendere di preferire una politica di immigrazione comune ma con maglie più strette.

Integrazione politica
Verhofstadt è senza dubbio il candidato più federalista in senso europeo e sulla sovranità nazionale attacca: “Non voglio un super Stato europeo ma per rispondere a certe sfide moderne ci vogliono risposte globali”. Schulz, seccato, ribatte che bisogna smetterla di vendere ai cittadini “i successi come risultati nazionali e i fallimenti come colpa dell’Europa”.

Politica estera e Stati Uniti
Impossibile non parlare di Ucraina. Unanime la condanna dell’invasione russa, ma mentre Verhofstadt e Schulz vorrebbero una presa di posizione dell’Ue più coraggiosa, ad esempio con “sanzioni nei confronti degli oligarchi russi”, Juncker è più cauto: “Non voglio una guerra con Mosca”. Unanime anche la condanna nei confronti degli Stati Uniti per il caso di spionaggio Nsa, dove la più risoluta è la Keller: “Dobbiamo proteggere il diritto alla privacy di tutti gli europei”. 

Assente Alexis Tsipras
Il grande assente della serata è stato il greco Alexis Tsipras, il candidato 39enne della sinistra unita, che ha declinato l’invito. La sua portavoce giustifica la sua assenza con il tardivo avviso, a fine marzo quindi un mese prima, assicurando comunque che Tsipras sarà presente al dibattito finale al Parlamento europeo di Bruxelles il 15 maggio, dieci giorni prima del voto.

 Twitter @AlessioPisano

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