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Russia, in attesa delle sanzioni Standard & Poor’s declassa il merito di credito

L'agenzia di rating americana rivede al ribasso le previsioni per il futuro di Mosca, a "negative" da "stabili", a causa dei "crescenti rischi economici derivanti dalle tensioni in Crimea". Una cattiva notizia per Rosneft, il colosso petrolifero statale che avrebbe in programma l'emissione di obbligazioni per 66 miliardi
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In attesa delle sanzioni annunciate dagli Stati Uniti contro Mosca, Standard & Poor’s rivede al ribasso l’outlook (ovvero le previsioni per il futuro) della Russia a “negativo” da “stabile”. Lo afferma l’agenzia di rating americana, sottolineando che la decisione è legata ai crescenti rischi economici e geopolitici derivanti dalle tensioni in Crimea.

”La revisione dell’outlook riflette l’idea delle conseguenze economiche e finanziarie che le sanzioni americane ed europee potrebbero avere sulla Russia in seguito all’incorporazione della Crimea”, afferma Standard & Poor’s, sottolineando che “il deterioramento della situazione geopolitica ha già avuto un impatto negativo sull’economia della Russia” e che potrebbe tagliare il rating nei prossimi 24 mesi. La crescita di Mosca è rallentata nel 2013 al +1,3%, il livello più basso dal 1999 e Standard & Poor’s stima un ulteriore rallentamento quest’anno: l’agenzia taglia infatti le proprie stime di crescita per l’Ucraina al +1,2% nel 2014 e al +2,2% nel 2015 a fronte del +2,2% e 3,0% precedentemente stimato: “C’è un significativo rischio che la crescita cali sotto l’1% se le incertezze causate dalle tensioni geopolitiche non rallenteranno nel breve termine”.

La mossa di Standard & Poor’s è di sicuro una cattiva notizia per Rosneft, il colosso russo dell’energia che proprio nei giorni scorsi è entrato nel capitale di Pirelli con il 13 per cento. Il gruppo petrolifero statale ha infatti in programma “l’emissione di obbligazioni per 66 miliardi di dollari, come ha scritto il quotidiano Kommersant solitamente molto vicino alle fonti del Cremlino, poi smentito dalla società. Si avvicina inoltre la scadenza di ben 11 bond che rischiano di dover richiedere un rimpiazzo decisamente caro vista la situazione in Crimea e le scintille tra gli schieramenti Est-Ovest.

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