A firma dell’ad Barbara Berlusconi, il Milan ha inviato oggi la manifestazione d’interesse ufficiale per l’acquisizione di parte della area dell’Expo per la costruzione dello stadio di proprietà. Il bando “volto all’acquisizione di manifestazioni di interesse finalizzata all’individuazione di soggetti interessati alla realizzazione di un complesso sportivo” è stato lanciato lo scorso 14 febbraio da Arexpo (società partecipata da Regione, Comune e Fondazione Fiera Milano che possiede il milione di mq in cui si terrà l’Expo) e scade lunedì 17 marzo alle 12.30. All’ultimo momento utile quindi, la società rossonera ha inviato la richiesta, non vincolante da ambo le parti. Un atto dovuto nonostante le molte divergenze che restano tra il Milan e le disposizioni contenute nel bando. Ma è certo che il bando di Arexpo serviva proprio a fare uscire allo scoperto Inter e Milan, e il club di via Aldo Rossi si è confermato quello realmente interessato a costruire lo stadio nella zona di Rho. Dato lo stato disastroso delle casse sociali rossonere, il documento odierno è l’ennesimo tassello che indica la volontà della proprietà di vendere al più presto il Milan, magari proprio insieme ai terreni edificabili in modo da renderlo più appetibile.

Come detto ci sono affinità e divergenze tra i due progetti, ma sembra che alla fine le prime siano destinate a prevalere sulle seconde. Regione e Comune hanno tutto l’interesse ad assicurarsi la vendita dell’area a nord ovest di Milano dopo che il 31 ottobre 2015 si concluderà l’Expo, e il Milan a trovare un’area edificabile, che escluderebbe il residenziale ma comprende il commerciale, su cui costruire lo stadio. Le divergenze sono principalmente nell’ordine del prezzo, dove il club di Berlusconi (per quanto? Ma in questo caso il tempo stringe) vuole un trattamento di favore come quello ottenuto dalla Juventus dal Comune di Torino per la costruzione dello Juventus Stadium. Poi ci sono da discutere dettagli vari. Il bando di Arexpo prevede infatti che la società sportiva che acquisterà la zona ad est dell’immenso terreno su cui sorgerà l’Expo provveda anche alla costruzione di strutture per praticare altri sport oltre al calcio, sia in grado di destinare le strutture anche a spettacoli e manifestazioni culturali, e si occupi anche della manutenzione di un’area verde di dimensioni proporzionali. Dettagli appunto.

La manifestazione d’interesse di acquisto inviata oggi certifica che il Milan, dopo aver trasferito la sede dalla centrale via Turati ai nuovi palazzoni di via Aldo Rossi, dove un tempo c’era la fabbrica dell’Alfa Romeo, è intenzionato a lasciare San Siro per costruire il nuovo stadio nell’area Expo, abbandonando quindi l’idea di costruire il nuovo impianto nell’area del trotto, utilizzata ora solo come spauracchio nelle contrattazioni ma di molto più difficile realizzazione. Nuova sede, nuovo stadio, ma squadra in crisi nera di risultati – con Seedorf in panchina il Milan ha perso 6 partite su 11 ed è uscito da Coppa Italia e Champions – e in rosso per quel che riguarda le finanze: il mancato passaggio del turno contro l’Atletico Madrid da solo pesa una decina di milioni, da aggiungersi a passivi e debiti vari del prossimo anno. Un nuovo stadio in questa situazione è una spesa doverosa e necessaria ma che allo stesso tempo questa dirigenza e questa proprietà non si possono assolutamente permettere. Tutto lascia pensare che la posa della prima pietra del nuovo stadio, l’alba della resurrezione rossonera, coinciderà con il tramonto dell’era berlusconiana. 

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